Il decreto flussi non basta: a Brescia servono più lavoratori stranieri

Flavio Archetti
Un’impresa su due lamenta la carenza di manodopera. In dieci anni è previsto un «buco» di 60mila lavoratori
Migranti stipati su un barcone da poco attraccato in un porto siciliano - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
Migranti stipati su un barcone da poco attraccato in un porto siciliano - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
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A Brescia e in Italia non manca il lavoro ma manca sempre di più chi lavora. Il tema è centrale per la nostra economia e il nuovo decreto flussi, che regolamenta a 181.000 il numero di lavoratori stranieri regolari che varcheranno i nostri confini nel 2025, è cruciale per il Paese.

Nel Bresciano

Nella nostra provincia, organizzata su un elevato livello di industrializzazione e con più di 110.000 imprese iscritte alla Camera di commercio, un’impresa su due lamenta sia la mancanza di manodopera, sia (e forse ancora di più) quella di operatori specializzati e competenti.

Qualche giorno fa la Confindustria della nostra città ha spiegato di aver adattato al sistema Brescia una proiezione di Unioncamere e di avere stimato una carenza per i prossimi dieci anni di 60.000 lavoratori, dovuta soprattutto all’assenza di giovani. I posti di lavoro non dovrebbero mancare quindi, ma rischia di non esserci chi li occuperà, e questo potrebbe innescare crisi dovute all’impossibilità di adempiere ai compiti. Un po’ come avere il pane ma non avere più i denti per masticarlo.

I fattori

Il grave problema è legato a molti fattori. Quali? Per il vicepresidente di Confindustria Brescia, Roberto Zini, «il primo tra tutti è la denatalità, che ha ridotto i figli a una media di 1,2 per ogni donna, e con le stesse giovani donne sempre meno numerose. A render più complessa e spinosa la questione si innestano anche i temi della fuga dei giovani all’estero, dei ragazzi scoraggiati che non cercano lavoro e non studiano (i così detti Neet), dell’occupazione femminile ancora numericamente deficitaria e della carenza di case da poter offrire ai lavoratori a prezzi calmierati. Tra i settori maggiormente in sofferenza ci sono siderurgia, fonderie e metalmeccanica, con quest’ultima che a Brescia costituisce un sistema di 8.000 imprese e ben 130.000 lavoratori».

Maternità e stranieri

Con queste premesse, quali potrebbero essere i passi da muovere e in che direzione farlo per contrastare i problemi? Secondo il segretario di Cgil Brescia, Francesco Bertoli, «il rilancio della natalità dovrebbe essere coniugato a una maggior presenza femminile nel mondo del lavoro. Come? Attraverso nuove garanzie. La tutela della maternità non può più essere demandata a bonus sporadici da rinnovare di anno in anno, ma va legata a leggi stabili e certe, perché solo in questo modo le giovani donne potranno ricominciare a progettare il fare famiglia. Discorso simile vale per gli stranieri, vittime spesso di lavori poveri e senza tutele, che ne facilitano l’uscita dal mercato regolare per andare a infoltire il mercato nero».

Le previsioni

Il decreto flussi 2025, redatto dai Ministeri dell’Interno, del Lavoro, dell’Agricoltura e del Turismo, è pubblicato sul sito del Ministero dell’Interno. Le previsioni vorrebbero l’ingresso di 70.720 persone per lavori subordinati non stagionali, 101.000 persone per lavori subordinati stagionali, e 730 ingressi per lavori autonomi.

La maggior parte degli stranieri in arrivo è destinata a effettuare lavori subordinati stagionali - © www.giornaledibrescia.it
La maggior parte degli stranieri in arrivo è destinata a effettuare lavori subordinati stagionali - © www.giornaledibrescia.it

La precompilazione delle domande è possibile da ieri fino al 30 novembre per i click-day dei giorni 5, 7 e 12 febbraio, mentre per il click-day del 5 ottobre – dedicato allo stagionale turistico alberghiero – sarà possibile dall’1 al 31 luglio 2025. L’applicativo informatico per la precompilazione delle domande è disponibile a questo link. Il 7 febbraio 2025, in via sperimentale e fuori dalle quote, sarà possibile presentare domande per lavori subordinati nel settore dell’assistenza familiare o socio-sanitaria, a favore di disabilità o anziani, fino a un massimo di 10.000 istanze.

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