Gussago, il dibattito sull’obitorio della Richiedei non è finito

Federico Bernardelli Curuz
Per il sindaco Giovanni Coccoli quello che sta succedendo «è ingiusto, troppa disparità»
L'obitorio della Fondazione gussaghese - © www.giornaledibrescia.it
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Nessuna svolta, per ora, sul futuro dell’obitorio della Fondazione Richiedei, dopo la sentenza che ne ha limitato l’accesso ai soli defunti morti all’interno della struttura sanitaria. La battaglia però non è finita. Lo assicura il sindaco Giovanni Coccoli, che spiega di aver abbozzato - insieme ai legali del Comune - un nuovo possibile ricorso, al momento ancora in fase di valutazione.

Prima di agire per vie legali, l’Amministrazione ha deciso di cercare un confronto diretto con Regione Lombardia, per capire se esistano margini di intervento politico o normativo.

«Ciò che sta accadendo a Gussago – sottolinea Coccoli – è ingiusto: a Brescia le strutture sanitarie continuano ad accogliere tutti i defunti, mentre a noi è vietato. Perché questa disparità?». Il sindaco denuncia una penalizzazione evidente per la comunità e per la stessa Fondazione Richiedei: «L’obitorio è sempre stato aperto a tutte le onoranze funebri, a beneficio dei cittadini. Ora, con questa sentenza, si favorisce di fatto un mercato ristretto, in cui alcune imprese, peraltro non gussaghesi, escono vincitrici a discapito del territorio».

La sentenza

A portare alla situazione attuale è stata una sentenza che ha accolto il ricorso di alcune imprese funebri – esterne al Comune – contro l’ordinanza con cui il sindaco, nel 2023, aveva permesso il ritorno all’uso tradizionale dell’obitorio anche per i morti in ambito domestico. Un provvedimento, ha spiegato il primo cittadino, preso per necessità, vista l’assenza di una casa del commiato a Gussago e l’impossibilità, per molte famiglie, di affrontare i costi di quelle private. Ma la normativa regionale del 2022 – secondo i giudici – non lascia spazio: le camere mortuarie delle strutture sociosanitarie possono accogliere solo i morti interni. «Stiamo cercando uno spiraglio giuridico - afferma Coccoli – perché la Richiedei non è solo Rsa, ma anche presidio ospedaliero. Potremmo muoverci su questo fronte, ma prima vogliamo vedere se con Regione si riesce ad aprire una strada di buon senso».

Il primo cittadino non nasconde l’amarezza per una situazione che «mina la storia, la tradizione e la sensibilità di una comunità intera. Ogni giorno riceviamo messaggi da famiglie preoccupate, e non intendiamo lasciarle sole». Nel frattempo, resta sul tavolo – anche se complicata – l’ipotesi di realizzare una casa del commiato sul territorio, affidandone eventualmente la gestione a soggetti privati. Ma i tempi sono lunghi e le difficoltà logistiche e finanziarie non mancano. «Questa non è solo una questione tecnica – conclude Coccoli –, ma tocca la dignità dei cittadini. L’obitorio del Richiedei è stato per decenni un riferimento silenzioso e importante per la nostra comunità. Lo è ancora, e faremo di tutto perché lo rimanga». 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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