Greta e Umberto, dibattito sul motoscafo che li ha uccisi
Greta Nedrotti e Umberto Garzarella sono morti perché la notte del 19 giugno 2021 sono stati travolti da un motoscafo Riva che ha letteralmente squarciato la barca in legno sulla quale i due giovani erano fermi al largo di Salò. Al netto delle responsabilità penali dei due manager tedeschi – Patrick Kassen ai comandi e Christian Teismann, proprietario dell’imbarcazione e a bordo la sera dell’incidente, entrambi già condannati in via definitiva – il motoscafo Riva può essere ritenuto pericoloso? Considerato come un’arma?
«Non è sufficiente motivare il provvedimento che dispone la confisca affermando che il motoscafo è servito per commettere il reato, alla luce della natura cautelare della stessa che tende a prevenire la commissione di nuovi reati», scrive la Cassazione. E ruota proprio attorno a questo punto l’udienza nella quale il prossimo 9 dicembre la Corte d’appello di Brescia dovrà decidere se confiscare o restituire il Riva al suo proprietario.
La difesa e la Cassazione
«La natura colposa del delitto avrebbe dovuto escludere l’applicazione della confisca facoltativa, in quanto la “destinazione” implica intenzione finalistica dell'agente», sostiene la difesa del manager tedesco. «Nel formulare il giudizio di pericolosità del motoscafo Riva, è stato ritenuto che lo stesso non avesse i requisiti tecnici necessari per la navigazione notturna, assumendo la presunta mancata omologazione dei “fari dị murata”. L’affermazione non teneva conto del fatto che detti fari non sono pericolosi di per sé, ma solo se utilizzati in un certo modo, ben potendo il conduttore della barca tenerli spenti», aggiungono gli avvocati di Teismann. E la Cassazione lo scorso giugno confermando le condanne per omicidio colposo ha rimandato gli atti a Brescia per una nuova valutazione sulla confisca del motoscafo.
La pericolosità del Riva
«Non è chiaro – scrive la Cassazione – che ruolo abbia concretamente avuto, nella verificazione del sinistro, la mancata omologazione dei fari, posto che le luci obbligatorie per la navigazione in notturna non erano visibili a causa dell’innalzamento della prua, e non perché il fascio di luce era insufficiente. Non è pertanto sufficientemente motivato il profilo della “intrinseca pericolosità” del Riva posto a giustificazione della disposta confisca». Più in generale i giudici romani sostengono che da solo il motoscafo non può essere considerato pericoloso. «Le “cose che servirono a commettere il reato” sono suscettibili di confisca per evitare che la loro disponibilità possa favorire la commissione di ulteriori reati, ma tale prognosi va effettuata attraverso l’accertamento, in concreto, del nesso di strumentalità fra il motoscafo Riva e il reato, in relazione sia al ruolo effettivamente rivestito dall’imbarcazione nel compimento dell’illecito sia alle modalità di realizzazione del reato medesimo».
Il pensiero dei genitori di Greta
I genitori di Greta ritengono «profondamente ingiusto che quel motoscafo “Orso” torni a circolare, soprattutto sul Lago di Garda e ancor più che rientri nella disponibilità di chi ha dimostrato di farne (fare) un utilizzo totalmente in spregio alle regole della navigazione. Il che merita anche ulteriori provvedimenti interdittivi della patente nautica» ha riferito l’avvocato di famiglia.
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