Global Sumud Flotilla, dalla Turchia nuova spedizione di 45 navi

Dagli abbordaggi al carcere, gli equipaggi della Flotilla ora sono clandestini dietro le sbarre e tra loro ci sono anche quaranta italiani. Poche ore dopo aver raggiunto la terra ferma, traghettati dalle forze speciali dello Shayetet, gli oltre cinquecento attivisti delle navi umanitarie sono stati affidati alla polizia israeliana per essere portati nell’istituto penitenziario di Ketziot.
Come successo in passato a tutti quelli che avevano tentato di forzare il blocco navale davanti alle coste di Gaza, per essere subito rimpatriati bisognerà ora firmare un’autodichiarazione di responsabilità riguardo all’ingresso illegale in Israele, velocizzando le procedure di espulsione: chi non lo fa sarà processato.
La nuova spedizione
Ma all’orizzonte si annuncia una nuova resa dei conti in mare. Sventolando bandiere palestinesi, quarantacinque imbarcazioni civili sono partite da Arsuz, in Turchia nel Mediterraneo orientale, per dare sostegno alla Sumud bloccata nelle scorse ore. L’abbordaggio delle forze speciali israeliane e il controllo complessivo di 40 delle 47 imbarcazioni, cominciato nella prima serata del primo ottobre, è durato quasi una ventina di ore e per le operazioni la Marina israeliana ha impiegato più di 16 navi.
45 ships sail from Arsuz, Turkey across the Mediterranean in support of the Sumud Flotilla pic.twitter.com/GCwNtqZRTN
— Global Sumud Flotilla Commentary (@GlobalSumudF) October 2, 2025
Il caso Mikeno
Gli attivisti sono stati inizialmente portati ad Ashdod, porto a nord della Striscia: alcuni sono stati fatti salire sulle navi, altri sono arrivati con le proprie imbarcazioni ma scortati dai militari. Almeno quattro sono rimaste bloccate in mare a causa di problemi tecnici, indipendenti dalle azioni militari, mentre altre tre erano ancora in navigazione. Una di queste è la Mikeno: per i media turchi, e per il «Flotilla Tracker», il sito che ha monitorato tutto il viaggio delle barche, sarebbe entrata nelle acque di Gaza dopo aver perso il contatto con gli organizzatori.
Un’informazione smentita dall’Idf. Anzi, in mattinata il ministero degli esteri di Israele ha sentenziato su X: «La provocazione di Hamas-Flotilla Sumud è finita. Nessuno degli yacht della Flotilla è riuscito nel suo tentativo di entrare in una zona di combattimento attiva o di violare il legittimo blocco navale. Tutti i passeggeri sono sani e salvi. Stanno viaggiando sani e salvi verso Israele, da dove saranno espulsi in Europa. Un’ultima nave di questa provocazione rimane a distanza. Se si avvicinasse, anche il suo tentativo di entrare in una zona di combattimento attiva e violare il blocco navale verrebbe impedito».
The Hamas-Sumud provocation is over.
— Israel Foreign Ministry (@IsraelMFA) October 2, 2025
None of the Hamas-Sumud provocation yachts has succeeded in its attempt to enter an active combat zone or breach the lawful naval blockade.
All the passengers are safe and in good health. They are making their way safely to Israel, from…
Le procedure
Dal porto di Ashdod, gli oltre quattrocento attivisti sono stati poi consegnati alla polizia per essere trasferiti al grande istituto detentivo di Ketziot, nel Negev, secondo quanto già previsto dal piano messo a punto dalle autorità israeliane. «Tutti gli attivisti, compresi i parlamentari e i giornalisti, vengono portati in carcere in attesa delle procedure affinché avvenga il rimpatrio – hanno fatto sapere i legali della Flotilla Italia –. A tutte le persone fermate verrà poi chiesto se intendono firmare un documento in cui si dichiarano responsabili dell’ingresso illegale in Israele e di accettare l’espulsione: in questo caso lascerebbero il Paese molto presto».
Chi rifiuterà l’espulsione sarà processato da un tribunale speciale di funzionari degli Interni per ingresso illegale. Ma già nelle prossime ore potrebbero esserci le prime partenze per chi accetterà di lasciare volontariamente Israele. Per gli altri, ha informato il ministro degli Esteri Antonio Tajani, «le autorità israeliane sono intenzionate a fare un unico provvedimento giudiziario di espulsione coatta. Li trasferirebbero lunedì 6 e martedì 7 all’aeroporto di Ben Gurion e con due voli li manderebbero in due distinte capitali europee». Per ora «hanno chiesto Madrid e Londra, ma vedremo. Non credo che i voli arriveranno in Italia». E secondo i legali della Flotilla, «sembra improbabile» che gli attivisti «paghino per i voli di rimpatrio e che su questo abbiano spese a loro carico».
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
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