Giulia Minola, la mamma al liceo Calini: «Tenete vivi i suoi sogni»
«Tutte le volte che varco il portone di ingresso per me è un tuffo al cuore. Questo è un posto dove la mia Giulia ha vissuto gran parte delle sua vita. Qui, al Calini, mia figlia ha appreso buona parte delle cose, per non dire tutte quelle che le sarebbero servite per affrontare il mondo».
La sua Giulia è Giulia Minola, la studentessa del Politecnico con i numeri per farsi strada nel fashion design, morta il 24 luglio del 2010 nella calca della Loveparade di Duisburg in Germania. A quindici anni di distanza da quella strage rimasta impunita, mamma Nadia Zanacchi ieri è tornata nel liceo dal quale la 21enne si era lanciata alla conquista dei suoi sogni. Lo ha fatto in occasione della consegna delle borse di studio istituite dal fondo Giulia Minola voluta dalla famiglia della studentessa in collaborazione con la Fondazione della Comunità Bresciana, arrivato quest’anno alla sua quinta edizione.
Loro come lei
A ricevere il premio tre studenti usciti dal Calini la scorsa estate con il massimo dei voti. «Abbiamo voluto questa borsa di studio – ci ha detto Nadia Zanacchi – per ricordare Giulia in modo diverso. Dopo anni passati nelle aule di tribunale in attesa di una giustizia che non è arrivata, abbiamo pensato che fosse arrivato il momento di cambiare registro e farlo in un luogo che la rappresentasse». Per mamma Nadia, e per tutti coloro che hanno Giulia negli occhi e nel cuore, non è facile. Ma aiuta. «Nei ragazzi ai quali ho consegnato la borsa di studio – ci ha detto ancora la signora Zanacchi – ho trovato molto della mia Giulia. Sono passati quasi diciotto anni da quando ha lasciato il Calini, ma non ho notato grandi differenze con gli studenti di oggi. Ho parlato con i tre ragazzi premiati, li ho conosciuti. Mi sono parsi tutti molto determinati, hanno le idee chiare, non hanno paura di affrontare obiettivi impegnativi. E hanno lo sguardo sul mondo. Per Giulia c’era un solo modo per intendere le vacanze: voleva viaggiare, aveva già visto un sacco di capitali europee. Come lei anche loro vogliono conoscere. Vogliono viaggiare, vogliono scoprire».
Al nome di Giulia Minola è legata un’altra iniziativa del liceo Calini. Si intitola «Un incontro per Giulia». Un altro tipo di viaggio, fatto verso la conoscenza delle istituzioni europee. Anche di quella Cedu che a metà del 2024 pare aver chiuso definitivamente la porta in faccia alle speranze della famiglia di Giulia Minola di veder riconosciute colpe e responsabilità per una morte che poteva e doveva essere evitata. «Sembrava ci fosse uno spiraglio – conclude Nadia Zanacchi – ci hanno spento anche quello, ma non sono riusciti a toglierci il desiderio di giustizia. Quello resterà sempre».
Le borse di studio

I tre ragazzi premiati sono Francesco Agnelli, Giuseppe Glauco Magoni e Anna Vezzoli. Sono state consegnate a loro le tre borse di studio istituite dal Fondo Giulia Minola, voluto dalla famiglia di Giulia con la collaborazione della Fondazione Comunità Bresciana. Un ex aequo per i tre studenti che hanno concluso il loro percorso di studi al liceo Calini conseguendo un brillantissimo 100 all’esame di Maturità.
Il premio, arrivato alla sua quinta edizione, mira a incentivare l’apprendimento delle lingue straniere, come strumento di apertura culturale e di crescita nella ricerca del proprio percorso personale. Ideali, come ci ha detto Nadia Zanacchi, nei quali Giulia si riconosceva appieno.
Oltre a Nadia Zanacchi alla cerimonia di premiazione che si è tenuta nel pomeriggio di ieri nella sala lettura del liceo di via Monte Suello, ha partecipato anche la preside Melania Stracquadanio. In nome della studentessa morta a Duisburg, il liceo Calini ha promosso anche il corso di educazione civica sulle istituzioni europee per approfondire la loro conoscenza e consentire agli studenti di sviluppare la capacità di agire come cittadini d’Europa, come voleva essere Giulia Minola.
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