Giubileo, i giovani bresciani già a Roma per aiutare il prossimo
Incontrarsi, condividere esperienze di fede, riflettere sul proprio cammino spirituale e vivere momenti di festa e preghiera. Questo, in sintesi, il senso del Giubileo, che papa Francesco ha indetto dedicandolo alla speranza. E pellegrini di speranza saranno milioni di giovani che parteciperanno all’evento loro dedicato che si svolgerà a Roma fino al 3 agosto; tra loro ci saranno anche 1.200 bresciani.
Protagonisti
Alcuni sono già partiti, e proprio in questo spirito di accoglienza e partecipazione le comunità parrocchiali di Rezzato e Mazzano si preparano a vivere questo momento con entusiasmo, accogliendo questo grande evento attraverso il servizio attivo e condiviso, riscoprendo la bellezza della vita comunitaria, fatta di relazioni autentiche, collaborazione e fede vissuta insieme.
Tutto ciò è stato concretizzato in questi giorni all’azienda agricola Tenimenti Leone a Lanuvio, un paese a sud di Roma: 75 ettari dominati da viti e uliveti. Questa realtà è legata all’Operazione Mato Grosso, un movimento che educa i giovani attraverso il lavoro gratuito a favore dei più poveri dell’America Latina. Proprio qui, tanti ragazzi e ragazze dedicano tempo ed energie alla cura dei terreni, alla manutenzione, alla condivisione e alla riflessione. Tra loro anche giovani provenienti da tutta Italia che decidono di dedicare settimane, mesi o addirittura un anno intero al servizio.
Il racconto delle bresciane

Lucia Brontesi, 18 anni, di San Polo, è arrivata il 6 luglio e resterà fino a fine agosto, prima di tornare sui banchi dell’ultimo anno del liceo Copernico. «Sono cresciuta in questa realtà, i miei genitori fanno parte del movimento Mato Grosso. È come se l’avessi sempre sentita mia, dentro», racconta. Fa parte del gruppo di Bovezzo. «Volevo uscire dalla mia comfort zone, mettermi in gioco davvero. Non è stato facile, ma era il momento giusto per farlo». La giornata tipo è scandita da lavoro, momenti di condivisione e riflessione. «Fermarsi, ragionare su quello che si è vissuto durante il giorno non è scontato, ma è il modo per custodire ogni cosa». Lucia vive il servizio come un’occasione profonda di crescita personale, fatta di relazioni vere e fatica condivisa. L’esperienza comprende anche lavori manuali come pittura, cura delle coltivazioni, sfalcio dell’erba, alternati a momenti di meditazione e testimonianza.
Giorgia Smussi, 21 anni, educatrice della parrocchia di Rezzato, racconta: «In questi giorni ho compreso cosa voglia dire fare servizio per gli altri, senza aspettarsi nulla in cambio. Quello che riceviamo è la gratitudine e la consapevolezza di aver fatto del bene». La scelta di vivere questa esperienza è per Giorgia anche una scelta di fede: «Vivere la fede, per me, significa mettersi al servizio del prossimo e condividere il proprio cammino con gli altri».
In questo anno giubilare, il servizio diventa il segno più tangibile della misericordia di Dio: giovani che si impegnano nell’accoglienza, nell’organizzazione e nell’ascolto diventano testimoni di una Chiesa viva, che costruisce comunità attraverso gesti semplici e concreti, ma ricchi di significato.
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