Brescia, 21enne indagato per propaganda razziale e istigazione a delinquere
Un 21enne bresciano, operaio di Cazzago San Martino, è indagato con l’accusa di propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale, etnica e religiosa, aggravata dall’utilizzo di internet. L’ordinanza di custodia cautelare (obbligo di presentazione alla pg) è stata eseguita all’alba di oggi dai Carabinieri del Ros, coordinati dalla Procura di Brescia e in stretto raccordo con la Direzione nazionale antimafia e Antiterrorismo.
L’operazione ha coinvolto l’intero Paese: sono infatti 26 le perquisizioni personali e domiciliari effettuate in diverse province italiane (in Piemonte e in Trentino) a carico di altrettanti giovani, tutti sospettati di appartenere a gruppi neonazisti e suprematisti attivi online. Si tratta perlopiù di ragazzi tra i 18 e i 25 anni, con cinque minorenni all’epoca dei fatti contestati.
L’inchiesta, avviata nel dicembre 2023 dall’Anticrimine dei Carabinieri di Brescia, è partita dal monitoraggio dei profili social TikTok e Telegram del 21enne, che frequentava assiduamente chat e gruppi virtuali dell’estrema destra radicale. Il giovane avrebbe propagandato idee basate sull’odio razziale e sulla superiorità etnica, minimizzando e negando la Shoah e facendo apologia del fascismo.
I gruppi
Tra i gruppi Telegram a cui era iscritto, alcuni nomi non lasciano dubbi sulle derive ideologiche degli iscritti: White Lives Matter Italia, Vannawaffen TM, Sangue e Suolo, Spirito Fascista, Hooligans/NS/WP/WLM, Rivelazioni non autorizzate, Identità Europea e Casa del Fascio. In questi canali si inneggia al nazismo, si promuove la superiorità della razza bianca e si diffondono contenuti negazionisti e antisemiti, insieme a istigazioni alla violenza contro persone di colore, immigrati, musulmani e appartenenti alla comunità LGBTQ+. In alcuni casi sono stati rinvenuti anche inviti espliciti a compiere atti incendiari contro locali frequentati da stranieri, in cambio di premi in denaro.
Altri indagati
L’inchiesta ha consentito di identificare 29 membri di queste chat, tutti residenti in Italia, indagati per il reato di propaganda e istigazione a delinquere per motivi razziali e religiosi. Il procedimento è coordinato dal sostituto procuratore Caty Bressanelli e le misure sono state firmate dal gip di Brescia Alessandro D’Altilia.
Un’indagine che, sottolineano gli investigatori, conferma la pericolosità dei circuiti virtuali in cui si alimentano odio e discriminazione, soprattutto tra giovanissimi.
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