Giallo Rebuzzini, esclusa la rapina: inchiesta per omicidio volontario

L'autopsia e le immagini delle telecamere del palazzo di via Zuretti a Milano potranno chiarire le circostanze in cui è morto il critico fotografico Maurizio Rebuzzini, 74 anni, trovato agonizzante mercoledì sera sul pianerottolo del suo laboratorio al pianoterra dal figlio Filippo che ha dato l'allarme e ha fatto intervenire l'ambulanza che non è però riuscita a evitare il decesso dell'uomo all'ospedale Fatebenefratelli. «Non penso a un'aggressione, non può essere stato aggredito, era amato da tutti», dice Filippo.
Sono state però alcune ecchimosi, compatibili con uno strozzamento, a consigliare ai medici di fare intervenire gli agenti della Squadra mobile della Questura di Milano e della Scientifica che hanno eseguito i rilievi nell'appartamento che aveva la porta aperta e dove sembra non mancasse nulla. Il cellulare di Rebuzzini era infatti all'interno così come vi erano soldi che difficilmente un rapinatore avrebbe lasciato perdere. Rebuzzini, una ex moglie e due figli, era noto nell'ambiente fotografico, soprattutto come critico ed editore. Sua la rivista FOTOgrafia mentre era stato docente a contratto all'Università Cattolica di Milano e Brescia e animatore dell'associazione Obiettivo Camera. Curò anche la sezione storica degli apparecchi fotografici al Museo Nazionale Alinari della Fotografia di Firenze. A Brescia, nella vecchia Wave Photogallery in via Trieste, espose tra il 2011 e il 2012 anche parte della sua collezione di fotografie dedicate a Betty Page, sua grande passione.
La ricostruzione
Mercoledì sera il figlio Filippo, che abita nei pressi e non l'aveva visto e sentito per tutta la giornata, è andato al laboratorio e l'ha trovato a terra, esanime. «Ho anche cercato di rianimarlo», racconta. Sul ballatoio sono in corso dei lavori e l'uomo, in ipotesi, potrebbe essere incorso in un incidente, ipotizza qualcuno dei vicini, incredulo del fatto che il critico fotografico possa essere stato ucciso. I segni sul collo di Rebuzzini hanno però fatto aprire alla pm di turno Maria Cristina Ria un'inchiesta per omicidio volontario; saranno controllati anche i tabulati telefonici di chi lo conosceva. Uno dei vicini nel corso della serata aveva sentito delle grida «ma si trattava probabilmente di richieste di aiuto, pensavamo avesse avuto un infarto; poi è arrivata l'ambulanza».
I testimoni
Più tardi sono arrivati gli agenti della Mobile che hanno acquisito le telecamere, eseguito i rilievi nell'appartamento e cominciato a sentire testimoni. Rebuzzini era conosciuto nella zona di via Zuretti, vicino alla Stazione Centrale dove era quasi una personalità. «Era un uomo piacevolissimo, quando veniva a prendere il caffè era un piacere chiacchierare con lui», lo ricordano al bar della zona.
È sempre il figlio Filippo, che la notte tra martedì e mercoledì è stato a lungo in questura per ricostruire le fasi del ritrovamento del padre, a mostrare, commosso, l'ultimo numero di FOTOgrafia realizzato da Rebuzzini che ha sempre collaborato con fotografi famosi a Milano: Giovanni Gastel, Maria Vittoria Backhaus, Gian Paolo Barbieri, Maurizio Galimberti, Piero Gemelli.
Il calzolaio da cui si serviva l'aveva visto due giorni prima: «Avevamo scherzato come al solito», racconta e mostra con fierezza una fotografia che Rebuzzini gli aveva regalato anni fa. Ritraeva l'ingresso in campo di Gianni Rivera in una partita con l'Ajax. »Credo l'avesse dal 1973, e lui sapeva che sono interista», dice commosso.
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