CronacaBassa

Ghedi, le pompe di calore abusive (e rumorose) sono da demolire

Gianantonio Frosio
La battaglia legale iniziò per l’eccessivo inquinamento acustico nei condomini Nave e Gregotti, ma poi si scoprì che l’impianto termico era stato installato su un’area non di proprietà
Le pompe di calore al centro della polemica
Le pompe di calore al centro della polemica
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Pare che l’unica strada percorribile per risolvere il problema delle due pompe di calore dei condomìni Nave e Gregotti a Ghedi sia quella più radicale: demolirle e costruirne di nuove. «Questa volta però – dicono in Comune con una punta di polemica – rispettando le regole».

La vicenda

Partita nel 2024, quando gli abitanti delle case affacciate sul parco don Tracconaglia si erano rivolti al Comune perché le pompe disturbavano, la vicenda continua: nei giorni scorsi i condòmini hanno organizzato una protesta davanti al municipio per chiedere una «convenzione» per chiudere questa lunga partita, che riepiloghiamo grazie a quanto depositato in Comune (al momento gli amministratori dei condomìni non rilasciano dichiarazioni).

Dopo che l’Arpa aveva rilevato un rumore eccessivo e fuori norma, il sindaco aveva firmato un’ordinanza di spegnimento delle pompe. In questi giorni, il Tar, a cui i condòmini si erano rivolti, ha salomonicamente risolto la questione stabilendo che, fino ad aprile, le pompe possono rimanere accese, ma solo di giorno. Ergo, nei due condomini il riscaldamento funziona dalle 8 alle 20.

In un’area pubblica

La questione sostanziale è però un’altra: le pompe sono edificate su un’area che non è totalmente di proprietà dei condòmini. Una parte infatti è su un’area pubblica, l’altra su un’area privata, ma ad uso pubblico. Per l’Ufficio tecnico è un abuso edilizio e infatti ne ha disposto l’abbattimento. I condòmini hanno fatto ricorso al Tar, che però ha loro dato torto.

«Siccome c’è un abuso edilizio – spiegano dal Municipio – prima bisogna demolire le pompe, poi vedere se c’è la possibilità di realizzarne di nuove, ovviamente più silenziose. Fino a ieri i condòmini hanno rifiutato questa via: appellandosi all’usucapione (non applicabile) o chiedendo una sanatoria, che non si può fare per non contraddire il pronunciamento del Tar. Pare che finalmente abbiano capito e accettato la proposta».

Cosa succede ora

Dunque bisogna azzerare tutto e ripartire daccapo: prima sanare l’abuso edilizio con la demolizione delle pompe, poi costruirne altre, badando bene, però, a rispettare la procedura prevista dalla legge. «Abbattute le pompe – precisano dal Municipio –, per costruirne di nuove i condòmini devono fare 2 cose: innanzitutto presentare un progetto, che dovrà essere approvato, quindi, visto che l’area è pubblica, trovare un accordo col Comune. La volta scorsa non avevano fatto né l’una né l’altra».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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