Futuro incerto per l’ospedale di Gavardo, l’Asst: «Non chiuderà»

Ubaldo Vallini
Ad assicurarlo, nel confronto con i sindaci valsabbini in Comunità montana, è stato il direttore generale Roberta Chiesa. Fuori dalla sede dell'incontro una ventina di manifestanti ha attirato l'attenzione con degli striscioni
L'ospedale di Gavardo (archivio) - © www.giornaledibrescia.it
L'ospedale di Gavardo (archivio) - © www.giornaledibrescia.it
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Assemblea dei sindaci valsabbini, ieri in Comunità montana a Nozza, per fare il punto della situazione sulla sanità in valle. Con gli amministratori anche l’intero staff dirigenziale dell’Asst Garda, con a capo la dottoressa Roberta Chiesa.

La situazione

«C’è da capire cosa succede e succederà all’ospedale di Gavardo dopo la soppressione del punto nascite avvenuta poche settimane fa, ma c’è anche da costruire la rete dei presidi sanitari di prossimità in quanto, da Bagolino a Serle, i valsabbini devono poter avere le medesime opportunità assistenziali», ha esordito, dando il via ai lavori, il presidente comunitario Giovanmaria Flocchini.

Chiesa, direttore generale solo da gennaio, ed i suoi collaboratori, hanno parlato dello stato di fatto e di quanto stanno cercando di realizzare per venire incontro alle esigenze del territorio: «Ritengo fondamentale il confronto continuo coi rappresentanti del territorio - ha detto la dirigente -. Intanto fughiamo ogni dubbio sul timore di chiusura dell’ospedale, tant’è vero che abbiamo previsto di investire nella struttura 52 milioni di euro del Pnrr». Quanto ai servizi di ostetricia, si stanno potenziando le Case di comunità, attivando ambulatori a Nozza e nell’alto lago di Garda, mettendo a disposizione le ostetriche per le visite a domicilio oltre la 37ª settimana.

Criticità

Il tema vero, però, è la carenza di medici. Da questo punto di vista Asst Garda ha assicurato che procederà col programma dei bandi per le assunzioni, per le strutture ospedaliere e per la Medicina generale.

C’è che il territorio valsabbino, e le sue strutture sanitarie, sono considerate «poco appetibili»: i medici preferiscono farsi assumere altrove. Da parte dei sindaci, da monte a pianura, un lungo elenco di problematiche che, a dispetto degli investimenti previsti, interessano anche l’ospedale di Gavardo ed in particolare il Pronto soccorso: «Con la chiusura del Punto nascite viene meno anche la disponibilità h 24 di un pediatra, ma mancano anche il ginecologo, il radiologo e l’ortopedico. Vero è che c’è la telemedicina e anche un’ambulanza pronta a trasferire le emergenze particolari a Desenzano, a volte però bisogna attendere che rientri in sede», uno degli interventi. «Abbiamo vissuto l’esperienza di Salò, con l’ospedale prima ristrutturato, poi svuotato di servizi e infine smantellato del tutto. Come non temere che anche Gavardo possa diventare un bel contenitore vuoto?», un’altra delle voci.

All’esterno

La manifestazione pacifica all'esterno della sede della Comunità montana - © www.giornaledibrescia.it
La manifestazione pacifica all'esterno della sede della Comunità montana - © www.giornaledibrescia.it

Intanto fuori si erano raggruppati una ventina di manifestanti, che in modo assolutamente pacifico, ma determinato, hanno aderito all’invito dell’associazione gavardese «La Roccia» nel suo impegno a raccogliere firme per la riapertura del Punto nascite e la salvaguardia dell’ospedale. 

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