Femminicidio Tramontano, confermato l’ergastolo per Impagnatiello

La Corte d’Assise d’appello di Milano ha confermato in secondo grado l’ergastolo per Alessandro Impagnatiello per il femminicidio di Giulia Tramontano, la fidanzata al settimo mese di gravidanza uccisa il 27 maggio di due anni fa a Senago nel Milanese. La Corte ha riconosciuto le aggravanti della crudeltà e del rapporto di convivenza, escludendo però quella della premeditazione.
La sorella di Giulia
«Vergogna, vergogna. La chiamano legge ma si legge disgusto». Con queste parole Chiara Tramontano, sorella di Giulia, commenta su Instagram la sentenza. «L’ha avvelenata per sei mesi. Ha cercato su internet: “Quanto veleno serve per uccidere una donna”. Poi l’ha uccisa. Per lo Stato, supremo legislatore, non è premeditazione», aggiunge la sorella. «Vergogna a una legge che chiude gli occhi davanti alla verità e uccide due volte. E smettetela di portare gli assassini ai banchi. Sono assassini. Vanno in cella. Nessuno li vuole liberi, inquinano».
Le altre reazioni

«Preferiamo non dire nulla», si è invece limitata a dichiarare la madre di Giulia, Loredana, dopo la lettura del dispositivo. La signora, con a fianco il marito Franco e l’amica del cuore di Giulia, aveva con sé due fotografie di Giulia con una dedica anche a Thiago, il bimbo che avrebbe dovuto nascere. Mentre i genitori di Giulia hanno lasciato l’aula provati dal dolore, il loro legale, Giovanni Cacciapuoti, non ha esitato a parlare davanti alla telecamere: «Siamo soddisfatti perché nulla sposta», ha affermato in merito alla riforma della sentenza di primo grado con il mancato riconoscimento della premeditazione. «È sempre ergastolo. Siamo soddisfatti».
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