Testamento: perché farlo e cosa c'è da sapere

Da una parte le credenze veicolate da film e libri, spesso non italiani, dall’altra il nostro ordinamento che regola le successioni, come disporre dei beni alla propria morte ed esprimere preferenze in materia di funerali e sepoltura. Due mondi che spesso cozzano. Fantasia e realtà. E allora facciamo chiarezza con l’aiuto di chi ogni giorno affronta la materia, i notai bresciani Chiara Lanzani e Nicola Maruca.
La successione in Italia
Esistono due tipi di successione: testamentaria, quando è regolata da un testamento, o legittima, quando è disciplinata dalla legge. Non sono molti gli italiani che decidono di affidare il loro futuro post-mortem ad un testamento: secondo il Consiglio nazionale del notariato è appena il 17%, mentre in altre nazioni si arriva anche a sfiorare il 50%. L’83% degli italiani, quindi, lascia che sia la legge a decidere. Il nostro ordinamento stabilisce che una quota di eredità, la cosiddetta legittima, spetta agli eredi legittimi: il coniuge, i figli, i genitori, fratelli e sorelle o altri parenti fino al sesto grado e, in ultima istanza, lo Stato.
Successione legittima
In assenza di testamento il patrimonio si divide così: se c’è solo il coniuge (in assenza di figli e ascendenti) va tutto a questo, se, invece, ci sono anche ascendenti, come fratelli e sorelle, il 2/3 va al coniuge e 1/3 ad ascendenti; in caso di coniuge e un figlio si divide a metà; in caso di coniuge e due o più figli 1/3 al coniuge e 2/3 ai figli; solo ascendenti, metà agli ascendenti in linea paterna, metà agli ascendenti in linea materna; in caso di soli fratelli e sorelle va una quota a ciascuno. Ma ci sono anche altre casistiche regolate dalla legge. È possibile non lasciare tutto a coniuge, figli o parenti: si può disporre, attraverso un testamento, e rispettando la legittima, di lasciare qualcosa ad un amico o ad un’associazione attraverso la cosiddetta quota disponibile. O dividere i beni in maniera diversa, magari lasciando immobili a un erede e liquidità ad un altro.
Successione testamentaria
I testamenti sono atti pubblici che restano nello studio del notaio fino alla pensione (o alla sua morte), poi vengono trasferiti all’Archivio notarile distrettuale per 100 anni. E quindi, per sempre, all’Archivio di Stato. Sono liberamente consultabili da chiunque.

I testamenti si dividono tra olografi e pubblici, il contenuto non cambia, il recipiente è diverso. Il primo «è un testo scritto di proprio pugno datato e sottoscritto: ce ne sono di molto semplici, oppure di articolati nei quali si incastrano varie ipotesi. Il testatore, per tutela, poi, lo può depositare da un notaio» dice Maruca. Il testamento pubblico «tendiamo a farlo nei casi la persona è molto anziana, o ha menomazioni, e non ha la forza o la possibilità per scrivere. In questo caso con due testimoni, il testatore ci esprime le sue volontà e noi le adeguiamo. A questo punto si redige un atto pubblico, ma il contenuto è lo stesso» dice Maruca. E Lanzani aggiunge: «E trovano attuazione nello stesso modo».
«Il testamento pubblico si conserva – aggiunge Lanzani –, anche in caso di incendio dell’ufficio o se il notaio muore. L’olografo, spesso, viene conservato in casa e quindi è più facile che venga perso. Anche nel caso venga consegnato a noi fiduciariamente, l’olografo, non ha una copia, quindi potrebbe andare distrutto. Io consiglio sempre, in caso di olografo, di farne più copie e consegnarne, oltre che una copia a me, ad altre persone fidate». E mai in fotocopia.

Nel 2024, secondo l’Archivio notarile bresciano, sono stati ricevuti 448 testamenti tra pubblici e deposito formale degli olografi. E fin qui sono le volontà di viventi.
Sempre l’anno scorso, però, sono stati pubblicate 1.431 disposizioni di defunti, tra olografi o registrazione dei pubblici. Considerando che nel 2024, stando ai dati Istat, i defunti nel Bresciano sono stati 11.992, quasi il 12% (11,94%) ha fatto testamento. «Nel Bresciano il rapporto tra testamento olografo e pubblico è 20 a 1» dice il notaio Maruca.
Il contenuto
«Lo sforzo che chiediamo al testatore è uno sguardo in prospettiva – dice Maruca –. Sembra una cosa da niente, ma il testamento è un veicolo per assicurare diritti e prerogative a chi ne è privo perché non vincolato da parentele o matrimonio». Pensiamo, per esempio, a due conviventi senza figli che vivono in una casa intestata solo a uno dei due.
«L’altra funzione del testamento – spiega Maruca – è riequilibrativa come nel caso nel quale un figlio viene aiutato ad acquistare la prima casa. Cosa succede se i genitori muoiono prima di fare la stessa cosa con gli altri? Senza testamento tecnicamente il restante va diviso in parti uguali. E questo crea tantissime problematiche».
«Oppure il testamento – aggiunge Lanzani – può essere la sede per evidenziare cose già fatte nel passato, ma non formalizzate, come prestiti; questo rende tutto più facile. Il testamento può evitare liti. È nostro dovere capire la situazione familiare, costruire il contenuto patrimoniale cercando di evitare liti tra fratelli». Poi il testamento può avere contenuti non patrimoniali, «il più comune è il riconoscimento di un figlio naturale – dicono – oppure prevedere devoluzioni. Può contenere oneri e, quindi, si chiede agli eredi di realizzare un’opera o dare una certa cifra ad un ente o per una causa».
In sintesi i notai consigliano «di pensare per tempo a quel momento, a superare la ritrosia e a programmare la successione». E i costi? «Ridotti rispetto a quanto ci si immagina. La consulenza peraltro spesso è gratuita – dicono –. Un testamento ben fatto elimina guai, questioni e lunghe cause».
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