Ex torre Tintoretto, Loggia e Redo provano a «salvare» i 270 alloggi

Chi ci abita attorno non si è ancora abituato a quel gigantesco rettangolo vuoto intrappolato dentro la recinzione giallo fluo. E dall’inizio del 2022 – quando anche l’ultima delle strisce colorate della vecchia torre Tintoretto è stata ridotta a brandelli, sbriciolata e infine cancellata – in molti si chiedono se la telenovela di San Polo, iniziata nel 2008, arriverà mai alla sua puntata finale. La risposta è: al momento, i due attori principali, la Loggia da un lato e Redo Sgr dall’altro, ci stanno (ancora) provando.
Dopo un periodo di vuoto, necessario anche a smaltire l’amaro in bocca lasciato dal parapiglia che si era creato attorno ai fondi Pnrr (il tesoretto del bando Pinqua è stato per metà dirottato su Sanpolino e per metà perso), da ottobre il tavolo delle trattative è infatti ripartito. L’obiettivo: salvare il progetto originario nel merito, vale a dire realizzare in quello spazio i 270 alloggi dedicati all’housing sociale, in parte destinati alla vendita e in parte all’affitto, come previsto nella convenzione sottoscritta.
Mercato
«Stiamo lavorando sulla base di nuove interlocuzioni attivate a partire dai primi di ottobre – conferma il direttore generale della Loggia, Marco Baccaglioni, che sta seguendo in prima persona questa partita –. Stiamo valutando, insieme all’Avvocatura civica, se ci sono gli estremi per revisionare la convenzione originaria in relazione al quadro attuale.
Per farlo, però, è chiaro che servono degli approfondimenti e delle valutazioni sia giuridiche sia economiche sulla base della documentazione che ci dovrà consegnare Redo. E dalla quale si capirà se effettivamente non sussista più la sostenibilità dell’operazione madre». In sostanza: Redo ha chiarito che alle condizioni originarie non si va avanti. Perché non solo è subentrato il caro materiali, ma i prezzi di mercato di oggi sono anche ben lontani da quelli stabiliti nel 2021 e fissati nella convenzione: 58 euro al metro quadro per l’affitto e 1.600 euro al metro quadro per la vendita non sono più attuali neanche per l’housing sociale, il che per la società significa non riuscire a rientrare nei costi dell’operazione.
Milleproroghe
Perché, allora, il Comune non decide di incassare la fideiussione di tre milioni di euro? Per due ragioni: la prima è che per farlo deve attendere il 2028, perché il Milleproroghe approvato a dicembre 2024 ha esteso a 36 mesi la proroga di permessi di costruire, Scia e convenzioni urbanistiche. La seconda ragione è politica: la Loggia quei 270 alloggi vuole realizzarli, perché la città ha «fame» di case, soprattutto di quelle da destinare alle fasce più fragili.
Per questo ha deciso di non sbattere la porta in faccia a Redo (che nel frattempo quell’area l’ha acquisita e che, di qui al 2028, potrebbe potenzialmente anche decidere di venderla), ma di vedere le carte (che la società dovrà fornire) e, insieme all’Avvocatura, scandagliare numeri, cifre e situazione. Tenendo fermo un punto: ai 270 alloggi (seppur eventualmente adeguando i prezzi) Brescia non vuole rinunciare.
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