Esplosione a Verona, origini bresciane per due dei carabinieri morti

a cura di Francesca Renica
Sono Valerio Daprà, nato a Brescia, e Marco Piffari, la cui famiglia vive tra Rezzato, Mazzano e Padenghe. Arrestati i tre fratelli Ramponi, accusati di aver innescato lo scoppio: «Omicidio premeditato»
La cascina crollata e i tre carabinieri morti: dall'alto Piffari e Daprà, di origini bresciane - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
La cascina crollata e i tre carabinieri morti: dall'alto Piffari e Daprà, di origini bresciane - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
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Sono tre i carabinieri morti nell’esplosione che si è verificata in un casolare di Castel D’Azzano, in provincia di Verona, e due di loro avevano importanti legami con Brescia. Per la loro morte sono stati arrestati i tre fratelli Franco, Dino e Maria Luisa Ramponi, residenti nel casolare, accusati di «omicidio premeditato» per aver scatenato l'esplosione, che ha causato anche 17 feriti.
Nel video pubblicato da Corriere Tv, riportato qui di seguito, Maria Luisa Ramponi nel 2024 dichiarava di aver già una volta riempito la casa di gas per opporsi allo sgombero.

Chi sono le tre vittime

Si tratta di Valerio Daprà, nato a Brescia 56 anni fa e brigadiere capo, che lascia la compagna e un figlio di 26 anni. Si era arruolato nel 1988 ed apparteneva al Radiomobile di Padova.

I tre carabinieri morti, da sinistra: Bernardello, Daprà e Piffari - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
I tre carabinieri morti, da sinistra: Bernardello, Daprà e Piffari - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it

Marco Piffari, 56 anni, viveva in provincia di Padova ed era nato a Taranto, ma la sua famiglia, originaria di Iseo, si era trasferita a Rezzato, dove vive ancora il papà Luigi di 85 anni, vedovo da alcuni anni. La sorella Michela abita invece a Mazzano, mentre il fratello Andrea a Padenghe. Era il comandante della Squadra Operativa Supporto del Battaglione mobile di Mestre, si era arruolato nel 1987.

Piffari era il comandante della Squadra Operativa Supporto del Battaglione mobile di Mestre - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
Piffari era il comandante della Squadra Operativa Supporto del Battaglione mobile di Mestre - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it

Infine, lavorava al Radiomobile di Padova anche il carabiniere scelto Davide Bernardello, di 36 anni, celibe, nato a Camposampiero (Padova) e arruolato nel 2014.

«Innesco volontario»

«Sembrerebbe che la causa di quello che è successo sia stato determinato dalla saturazione del gas volutamente posto in essere dalla donna che era nella casa e poi dall'innesco da lei fatto volontariamente. C'erano delle molotov ma non so se siano state usate e quanto abbiano concorso alla deflagrazione». Lo ha detto il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi in un punto stampa dopo la visita al comando generale del Carabinieri a Roma.

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Il Procuratore di Verona: «Si sono sentiti i fischi delle bombole»

«Stiamo valutando se effettivamente c'è strage, sicuramente è un omicidio premeditato e volontario. Secondo noi, secondo i carabinieri, non c'è dubbio». Lo ha detto il procuratore di Verona, Raffaele Tito, parlando con i cronisti a Castel d'Azzano. «L'unica cosa che possiamo dire è che l'esplosione probabilmente è venuta al piano sopra, non al piano sotto», spiega Tito, sottolineando che sono state trovate 5-6 bombole. «Abbiamo le bodycam, aspettiamo di avere qualche dettaglio», aggiunge.

Prima dell'esplosione «gli operatori hanno sentito un fischio, probabilmente delle bombole che venivano aperte». Delle bottiglie molotov erano state fotografate dai carabinieri sul tetto della casa nei giorni precedenti all'operazione. «C'erano e io volevo controllare insieme ai carabinieri», ha spiegato il procuratore di Verona Raffaele Tito, sottolineando che era «una cosa che abbiamo discusso anche in Prefettura, erano tutti d'accordo di verificare se effettivamente queste bottiglie esistessero, e pare che esistessero».

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Il Procuratore di Verona: «C'erano state minacce»

D'altronde «l'innesco delle bombole a gas è stato fatto proprio con una bottiglia molotov, almeno così pare: è una delle ipotesi. Comunque sicuramente è un fatto volontario, su questo non c'è dubbio». Tito ha sottolineato inoltre che «a settembre era stato pesantemente minacciato il professionista delegato alla vendita dell'immobile» su cui pesava un'esecuzione immobiliare ordinata per l'11 ottobre. «Tempo fa – ha ricordato il magistrato – la donna ha minacciato di incendiarsi con dell'amuchina, è difficile prevedere in maniera certa da persone di questo genere, se queste minacce sono vere o false».

«Sconvolto dai carabinieri con il lenzuolo sulla faccia»

  • L'esplosione nel casolare di Castel D’Azzano
    L'esplosione nel casolare di Castel D’Azzano - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
  • L'esplosione nel casolare di Castel D’Azzano
    L'esplosione nel casolare di Castel D’Azzano - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
  • L'esplosione nel casolare di Castel D’Azzano
    L'esplosione nel casolare di Castel D’Azzano - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
  • L'esplosione nel casolare di Castel D’Azzano
    L'esplosione nel casolare di Castel D’Azzano - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
  • L'esplosione nel casolare di Castel D’Azzano
    L'esplosione nel casolare di Castel D’Azzano - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
  • L'esplosione nel casolare di Castel D’Azzano
    L'esplosione nel casolare di Castel D’Azzano - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
  • L'esplosione nel casolare di Castel D’Azzano
    L'esplosione nel casolare di Castel D’Azzano - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it

«Era una casa disastrata, senza luce, non so neanche se c'è l'acqua. Era una casa veramente fatiscente. Non c'era neanche l'allaccio della corrente elettrica: una casa per modo di dire». Così Tito ha descritto l'abitazione di Castel d'Azzano saltata in aria nella notte. La scena presentatasi agli occhi del magistrato è stata sconvolgente: «Sono abbastanza "vecchietto" – ha detto ai giornalisti –, una cosa che mi ha colpito moltissimo è stata vedere i carabinieri in divisa con il lenzuolo sopra la faccia. Questa è stata la cosa che più mi ha colpito e devo dire che mi vengono quasi le lacrime agli occhi», ha raccontato. Di tutti i momenti difficili vissuti in carriera «è uno dei più duri, sicuramente. Sono sveglio dalle 3:30, quindi anch'io ho visto i carabinieri portati fuori sotto le macerie e devo dire che mi ha molto colpito. Una tragedia che non ha uguali. Una cosa è una guerra di mafia, un'altra è morire così».

Il precedente

Sostenevano di essere stati «ingannati» e che la sentenza del Tribunale che li sfrattava dal casolare era sbagliata, i tre fratelli Ramponi responsabili dell'esplosione ha causato la morte di tre carabinieri e il ferimento di 15 persone. Sono stati arrestati. La vicenda nasce da un mutuo che avrebbero sottoscritto nel 2014, con l'ipoteca di campi e casa. I tre avevano però sempre sostenuto di non aver mai firmato i documenti per il prestito, e che anzi le firme erano state contraffatte. L'iter giudiziario era però arrivato fino alla decisione di esecuzione dell'esproprio.

I carabinieri nel tratto di strada chiusa dopo l'esplosione - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
I carabinieri nel tratto di strada chiusa dopo l'esplosione - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it

Il 24 novembre dello scorso anno si erano barricati in casa aprendo il gas e minacciando di farsi esplodere. La strada era stata bloccata con l'intervento di vigili del fuoco e 118. Franco e Maria Luisa erano saliti sul tetto, rientrando poi con le rassicurazioni dei Carabinieri.

Le reazioni

«Ho appreso con sconcerto e profondo dolore la notizia della morte dei tre militari dell’Arma dei Carabinieri, luogotenente carica speciale Marco Piffari, carabiniere scelto Davide Bernardello e brigadiere capo qualifica speciale Valerio Daprà, travolti da un’esplosione durante un’operazione di sgombero in provincia di Verona, nella quale sono rimasti feriti anche altri operatori delle Forze di polizia e dei Vigili del fuoco». Così il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel messaggio inviato al comandante generale dell’Arma dei Carabinieri, Salvatore Luongo. «In questa drammatica circostanza, esprimo la mia solidale vicinanza all’Arma dei Carabinieri e sentimenti di partecipe cordoglio ai familiari, insieme all’augurio di pronta guarigione agli operatori feriti».

Anche la Presidente del consiglio Giorgia Meloni ha espresso il suo cordoglio: «Il mio cordoglio e quello del Governo vanno ai familiari delle vittime. Ho voluto esprimere personalmente la mia vicinanza al Comandante Generale dell’Arma in una telefonata, estendendola a tutti i Carabinieri. Un pensiero va anche a tutte le Forze dell’Ordine e ai Vigili del Fuoco, che ogni giorno operano con dedizione e coraggio al servizio dello Stato».

«Nella speranza che le autorità preposte possano presto assicurare alla giustizia tutti i colpevoli di questa tragedia, esprimo profondo cordoglio alle famiglie delle vittime e all'Arma dei carabinieri e un sincero augurio di pronta guarigione ai feriti». Così su Facebook il presidente del Senato Ignazio La Russa.

La morte dei tre carabinieri nell'esplosione del casolare a Castel D'Azzano «è una drammatica tragedia per tutti noi». Lo ha detto il ministro della Difesa, Guido Crosetto, arrivando al Forum internazionale dell'agricoltura e dell'alimentazione di Coldiretti, in corso a Roma.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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