Dopo 9 anni è arrivato il visto per il nonno del bimbo gravemente malato

Si sono mosse le istituzioni e il documento mancante è ora stato ritirato all’ambasciata in Pakistan
Il nonno mostra con orgoglio il passaporto - © www.giornaledibrescia.it
Il nonno mostra con orgoglio il passaporto - © www.giornaledibrescia.it
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Mancava un documento. Atteso da nove anni per dare un poco di sollievo ad una famiglia alle prese con un bambino affetto da una malattia rara e fino ad oggi purtroppo incurabile.

Dopo che la storia è apparsa nelle edizioni del Giornale di Brescia infatti le istituzioni si sono rapidamente messe in movimento e, in meno di una settimana, il Visto è arrivato. Il documento è stato preparato all’ambasciata italiana di Islamabad ed è anche già stato ritirato.

La famiglia

Al centro della vicenda una famiglia pachistana da molti anni a Brescia e in cui, nel 2015, è nato un bambino affetto da una malattia rara. Il piccolo ha la metilmalonico aciduria con omocistinuria, malattia che colpisce un neonato su 70mila, e non è curabile. Il bambino non metabolizza la vitamina B12, il che comporta anemia, letargia, ritardo della crescita e dello sviluppo, deficit cognitivo e anche convulsioni e deve essere assistito 24 ore su 24.

Il papà, unico stipendio e unica patente della famiglia, lavora e del piccolo e della sorella si occupa la madre. Quando però il bambino deve essere ricoverato in ospedale il padre deve assentarsi dal lavoro.

Una situazione in cui un aiuto è indispensabile e per questo il nonno, papà del papà del bimbo e fino al 2013 residente a Brescia, si era subito offerto. Era pronto a ripartire per la nostra città e badare alla sorellina del bimbo e a dare aiuto ai genitori.

Percorso a ostacoli

Tornando in patria però il nonno ha perso i diritti che aveva acquisito, primo tra tutti il permeso di soggiorno che non è stato possibile riattivare.

La strada scelta è stata quella del ricongiungimento familiare che ha ottenuto subito il nullaosta della Prefettura di Brescia per motivi di assistenza ma appunto, da nove anni, mancava il visto. Fino a quando la storia non è diventata un caso. Soddisfatta l’avvocato Simonetta Geroldi, che ha assistito la famiglia: «Noi siamo contenti del risultato raggiunto che probabilmente non avremmo ottenuto senza il forte clamore mediatico suscitato dalla vicenda. Alla fine ciò che ci premeva era che il nonno potesse riabbracciare il nipote e questo sarà presto possibile». Per l’avvocato però questa esperienza deve lasciare un insegnamento: «Abbiamo la speranza però che in futuro ciò non accada più, perché la famiglia in questi anni - come si può immaginare - ha sofferto molto».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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