I giudici di Brescia smentiscono il Dl Cutro sui migranti

La Corte d’Appello di Brescia ha accolto il ricorso di un cittadino albanese, stabilendo che la domanda di protezione speciale può essere presentata direttamente in Questura e in via autonoma, senza essere subordinata a una richiesta di asilo politico o di protezione sussidiaria.
Il Decreto legge
La decisione entra in contrasto con il Dl Cutro, che aveva cancellato il cosiddetto «doppio canale» introdotto nel 2020 e imposto che la protezione speciale potesse essere riconosciuta soltanto dalle Commissioni Territoriali, all’interno della procedura di protezione internazionale. Non solo: lo stesso decreto aveva ridotto l’ambito della tutela, eliminando il riconoscimento basato esclusivamente sul rispetto della vita privata e familiare.
Per i giudici bresciani il cittadino straniero ha il diritto di chiedere la protezione speciale anche in via autonoma e la Questura ha il dovere di ricevere la domanda. Diversamente, osserva la Corte, si costringerebbero persone che hanno titolo solo per la protezione speciale a presentare richieste di asilo infondate, con un aggravio inutile per le Commissioni Territoriali.
Il commento
«La sentenza segna un passaggio importante, riaprendo uno spazio che il decreto Cutro aveva provato a chiudere» commenta l’avvocato Stefano Afrune, difensore del cittadino albanese. «Esprimo soddisfazione per il risultato importante ottenuto; devo però esprimere la mia ammirazione nei confronti dei giudici della Corte d’Appello bresciana che si dimostrano baluardo granitico relativamente ai diritti umani, capaci di abbracciare senza timore gli orientamenti giurisprudenziali conformi alla normativa costituzionale e convenzionale” .
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