Decreto flussi, Zini: «Non si sta facendo una politica corretta»

Valerio Pozzi
Per uno dei vicepresidenti di Confindustria occorre un «reperimento strategico»
Roberto Zini, uno dei vicepresidenti di Confindustria - © www.giornaledibrescia.it
Roberto Zini, uno dei vicepresidenti di Confindustria - © www.giornaledibrescia.it
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I 181.000 ingressi previsti e normati dal nuovo Decreto flussi, sono pochi. Per Roberto Zini, uno dei vicepresidenti di Confindustria Brescia, «sui flussi non si sta facendo una politica corretta».

«Se nei prossimi anni mancheranno persone in età da lavoro, con il rischio che con l’andar del tempo la cose peggiorino, va impostato un lavoro di reperimento strategico perché la situazione non può essere affrontata di volta in volta mettendoci una pezza, senza un piano d’azione. Una soluzione potrebbe essere fare formazione ai ragazzi già a casa loro. Si sta già valutando di farlo in Africa, in modo che quanti decideranno poi di venire da noi lo faranno con un minimo di cognizione e magari conoscendo già un po’ la nostra lingua».

Ma per Zini al centro dei ragionamenti deve esserci anche il fatto che l’Italia sta perdendo attrattività. «Se diventa difficile portare qui ragazzi da impiegare come manovali, perché passano con l’obiettivo di raggiungere la Germania o la Francia, lo è e lo sarà ben di più avere operatori stranieri di qualità. Le nostre università non attirano più come un tempo e invece dovranno ricominciare a farlo. Allo stesso tempo però sarà necessario mettere un freno alla fuga dei nostri cervelli (recenti dati di Fondazione Nord Est dicono che tra 2022 e 2023 hanno lasciato il Paese 100.000 ragazzi a fronte di 37.000 rientrati) con una politica più attenta ai giovani e con paghe migliori».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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