Cosa devono fare i gruppi comunali della Protezione civile per continuare ad esistere

Entro il 17 luglio devono iscriversi al Registro unico e adeguare il regolamento pena la fine delle attività
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Protezione Civile, a rischio 72 gruppi
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Sessanta giorni: il conto alla rovescia per la sopravvivenza è partito per i gruppi comunali di Protezione civile. La scadenza del 17 luglio prossimo è uno spartiacque: chi non ottempererà smetterà di esistere. Ma riavvolgiamo il nastro e torniamo al 2017 quando tutto questo è iniziato.

La direttiva

Il Codice del terzo settore del 2017 prevede che tutte le associazioni no profit si iscrivano al Registro unico nazionale del Terzo settore (Runts), ma che i Comuni, per farlo, avrebbero dovuto attendere la direttiva nazionale che arriva 5 anni più tardi. La costituzione dei gruppi comunali dipende, quindi, dalla direttiva del Ministro per la protezione civile e le politiche del mare del 22 dicembre 2022 che prevede l’«approvazione di uno schema-tipo di regolamento contenente gli elementi fondamentali per la costituzione di gruppi comunali di volontariato di Protezione civile» e l’iscrizione al Runts. La norma riguarda, oltre i gruppi comunali, anche quelli intercomunali (unioni di comuni), provinciali e metropolitani, enti parco e Comunità montane, insomma, tutte quelle realtà per le quali il sindaco è il rappresentante legale, non, tanto per intenderci, sodalizi come, ad esempio, la Croce Rossa. Regione Lombardia, il 17 luglio 2023, ha recepito la delibera dando 12 mesi di tempo per adeguarsi e iscriversi al Runts, e adottare, o adeguare, il regolamento allo schema-tipo allegato pena essere cancellati dal Runts.

Ma non tutto sarà perduto per chi «arriverà lungo» alla scadenza: dopo il 17 luglio, dal DbVol, il registro territorale data base volontariato, chi non ha ancora provveduto, riceverà una diffida e avrà 90 giorni di tempo per adeguarsi.

Come si fa

«Il Comune deve iscrivere il gruppo al Runts - spiega Elsa Boemi, formatrice per la Scuola superiore di Protezione civile e Accademia della Polizia locale ed esperta di governance per Anci, che ha tenuto diversi incontri formativi sul territorio bresciano, organizzati dalla Acb, Associazione comuni bresciani, proprio per informare i sindaci su questa importante scadenza - e portare in Consiglio il regolamento-tipo, documento allegato alla direttiva che è modificabile in pochissime parti. Ci sono realtà già iscritte al Runts e con un regolamento già adottato che, se non conforme, deve essere adeguato tornando in aula. Ma non è tutto: i gruppi già iscritti al DbVol, dopo l’approvazione del regolamento, devono verificare di aver già ottemperato all’invio dei documenti che si trovano sulla piattaforma».

Cosa accade se si esce dal Runts

Ma cosa comporta essere depennati dal Runts? «Di per sé non vieta di continuare a lavorare per la comunità, ma obbliga - continua Boemi - a togliere le insegne regionali dalle divise e cambiare nome; in ogni caso, se costituiti in associazione no profit, devono iscriversi ancora al Runts per fare volontariato, ma non al DbVol». C’è poi il dubbio, ancora non indagato perché non ci si è mai trovati nella condizione di farlo, di che fine farebbero i mezzi acquistati con i finanziamenti regionali. 

Chi è coinvolto

Il Bresciano è la terra del volontariato. Migliaia coloro che dedicano il loro tempo agli altri. Tra i tanti sodalizi di Protezione Civile ci sono i gruppi comunali che nel Bresciano sono 68. Il più a nord è quello di Vione e quello più a sud è a Gambara.

A questo si aggiungono quattro gruppi intercomunali (composti dall’unione di Comuni) che sono: quello della Comunità Montana di Valle Camonica, di Capriano del Colle - Azzano Mella, del Sebino bresciano e il gruppo volontari del parco Oglio nord. Settantadue realtà, quindi, quelle interessate da questa scadenza che, in tutto, raccolgono 2.057 volontari.

Il gruppo più nutrito è quello è il Gruppo intercomunale di Protezione Civile del Sebino Bresciano con 205 iscritti, operativi e non, i più piccoli quelli Pertica Alta e Pompiano composti da sole 10 unità.

Gli obblighi dei sindaci 

Gli obblighi del sindaco per quanto riguarda la Protezione civile, oltre a ciò che è già stato detto, in seguito al nuovo codice della Protezione civile e sulla base della nuova legge regionale in tema, si sono fatti più gravosi negli ultimi anni: il primo cittadino, oltre ad essere responsabile della sicurezza dei cittadini, «deve lavorare in chiave di prevenzione: attivare - sottolinea Boemi - squadre e soccorsi che devono essere pronte. E dunque lavorare sulla mitigazione dei rischi come la messa in sicurezza dei fiumi, ma anche sull’adeguamento sismico nelle scuole ed, in generale, sugli edifici strategici quali la sede del centro operativo comunale, organismo attivabile in emergenza. Questo non vuol dire solo coinvolgere la Protezione civile, ma anche il personale del Comune nei diversi settori perché la normativa dice che la protezione civile è un sistema e non un singolo ufficio». Insomma, non si può prevenire un terremoto, ma si può lavorare sulla sicurezza degli edifici, «formare il personale che sappia cosa fare in caso di calamità. Esempio: i servizi sociali devono sapere dove ospitare gli sfollati, se bisogna sgomberare uno stabile l’anagrafe deve avere un elenco aggiornato di chi abita lì, quanti minori ci sono ecc...».

Cosa dicono i sindaci 

«Una novità che complica un po’ le cose, ma necessaria. Non sono contentissimo perché credo che più si agevola il lavoro dei volontari meglio è, ma se questo li tutela faremo quanto dobbiamo»: a dirlo è il sindaco di Nave Matteo Franzoni. Negli uffici del Comune della Valle del Garza si sta lavorando da mesi per arrivare in tempo alla scadenza di metà di luglio anche se non cade in un momento facile: «Ci sono le vacanze, è vero - dice il primo cittadino -, ma a luglio dobbiamo approvare l’assestamento di bilancio quindi un Consiglio sarà sicuramente fissato. E nel caso qualcosa andasse storto abbiamo ancora 90 giorni di tempo».

A Gambara invece dormono sonni tranquilli dato che il gruppo è nato pochi mesi fa e già con tutte le carte in regola: «Ci siamo staccati da Leno e abbiamo appena costituito il gruppo rispettando la direttiva regionale - spiega la sindaca Tiziana Panigara -. Siamo stati in stand by parecchio tempo proprio per aspettare l’approvazione e poi, con il via libera, siamo arrivati all’approvazione in Consiglio». La scadenza non li interessa.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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