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Contenzioso Ici, la Cassazione dà ragione al Comune di Desenzano

Ma «riduce» il rimborso: il municipio recupererà quindi meno dei 766mila euro che erano stati inizialmente quantificati
Una veduta di Desenzano del Garda
Una veduta di Desenzano del Garda
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Se si dovesse semplificare al massimo la sentenza della Corte di Cassazione sulla lunga vicenda giudiziaria tra Comune di Desenzano e ministeri di Interno ed Economia, legata ai trasferimenti erariali, la sintesi sarebbe «non hanno tutti i torti».

Non ha torto il Comune, che qualcosa alla fine si vedrà tornare in cassa, anche se evidentemente non i 766mila euro che all’inizio aveva quantificato. Ma non hanno torto nemmeno i due dicasteri, il cui «principio di diritto» è stato ritenuto parzialmente fondato dagli Ermellini. Così ora, chiusa da pochi giorni la partita alla Suprema Corte, si torna in tribunale a Brescia per chiarire quanto davvero al Comune possa spettare.

Il caso

Insomma, la vicenda è di quelle intricatissime. La ragione del contendere sono, lo ricordiamo, i trasferimenti erariali previsti da una legge del 2000 volti a compensare il minore gettito dell’Imposta comunale sugli immobili (Ici) derivante dalle rendite catastali degli immobili di categoria D, ossia opifici e altre strutture produttive. Per circa otto anni, tra 2002 e 2009, il Comune ha applicato una modalità di calcolo differente rispetto a quella poi resa nota in due comunicati nel 2009 dal ministero dell’Interno e da quello dell’Economia: i minori introiti non erano più dati dal complesso del minor gettito Ici, così come aveva calcolato il Comune, ma dal differenziale, ossia dalla crescita in un anno rispetto all’anno precedente.

In soldoni: il Comune si è visto recuperare un contributo statale già erogato pari a oltre 490mila euro e revocare un contributo Ici già assegnato superiore a 276mila euro.

Li è cominciata la battaglia in tribunale: sia la sentenza di primo grado del 2021 sia quella di appello del 2022 sono risultate pienamente favorevoli al Comune di Desenzano, ma i dicasteri si sono rivolti alla Cassazione (e siamo all’estate del 2023).

Il verdetto

La Cassazione nella sua sentenza pubblicata alla fine di novembre ha considerato «parzialmente fondato» il principio di diritto propugnato dai ministeri (per cui «la perdita rilevante è solo quella generatasi nell’anno di cui si vuole misurare la perdita»), ma ha anche fornito alcune precisazioni che potrebbero comportare «una quantificazione del debito collocato in posizione intermedia tra gli assunti contrapposti».

E rinviato alla Corte di Appello di Brescia gli accertamenti necessari alla verifica del debito residuo rimasto in carico al Comune. Tenendo in considerazione il principio di diritto introdotto dalla Corte nella sua sentenza, il residuo calcolato dall’ente dovrebbe ammontare a poco più di 400mila euro, ma lo stabilirà il tribunale. 

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