Cittadinanza, oltre 637mila persone si mobilitano per il referendum

Legge numero 91 del 5 febbraio 1992. Trent’anni fa si regolava per la prima volta con una specifica norma la concessione della cittadinanza italiana ai cittadini stranieri. In tre decenni molte cose sono cambiate. In primo luogo il Paese, che tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio degli anni Novanta scopri di essere una terra d’approdo, e ora vede con sensibilità diversa ai flussi migratori: trasformati, anche loro, dal tempo.
C’è stata poi la questione economica e gli immigrati sono diventati forza lavoro («nessun italiano vuole più fare questi mestieri»), si è passati dal concetto di inclusione a quello di integrazione e poi di convivenza. E, più recentemente, si è discusso della questione tra Ius sanguinis e Ius scholae.
Adesso c’è però un dato che si deve per forza prendere in considerazione. In meno di un mese è stata raggiunta – e superata – la soglia di 500mila firme per avviare l’iter del referendum sulla cittadinanza. L’obiettivo è ridurre da dieci a cinque anni il termine di soggiorno legale ininterrotto in Italia che è indispensabile agli stranieri per richiedere la cittadinanza.
Il referendum è stato promosso da Riccardo Magi di +Europa e ha trovato il sostegno di altri partiti (Possibile, Radicali, Psi e Pci) e di molte associazioni. Più di 637mila persone hanno firmato: una mobilitazione forse inattesa, che tra il 23 e il 24 settembre ha avuto il suo picco con 180mila firme in 24 ore. Un successo ottenuto anche grazie alla possibilità di poter firmare online attraverso la piattaforma pubblica del ministero della Giustizia: una novità assoluta, disponibile solo da luglio. A gennaio la Corte costituzionale si esprimerà sull’ammissibilità e in primavera si potrebbe votare.
Consenso
«Per il nostro partito i diritti sono un pilastro e quello della cittadinanza è un tema che riguarda la giustizia sociale – precisa la coordinatrice di +Europa Brescia Cristina Bagnoli –. Siamo molto contenti del risultato ottenuto, soprattutto perché è stata una mobilitazione della società civile: questo è davvero un grande successo. Dobbiamo raggiungere gli standard europei sul tema della cittadinanza. È poi importante evidenziare un aspetto: non si può parlare di invasione con due milioni e mezzo di cittadini che diventerebbero italiani. Si va semplicemente a dare la cittadinanza a persone che vivono già con noi e devono avere gli stessi nostri diritti».
Quello della cittadinanza è un tema che parla delle persone che arrivano in Italia, che studiano e lavorano in Italia. Ma è un tema che riguarda anche noi, italiani da generazioni, e il futuro che vogliamo dare a questo Paese.
— BenedettoDellaVedova🇮🇹🇪🇺 (@bendellavedova) September 25, 2024
Siamo di fronte a una scommessa ineludibile, in una… pic.twitter.com/9l6tUv20NQ
Ma per Bagnoli le firme raccolte hanno una valenza che va oltre il referendum. «Ci auguriamo che questa mobilitazione dia uno slancio alle altre proposte di cui si discute in Parlamento, ma rappresenti anche un input per i progetti delle Amministrazioni locali». E poi ci sarà lo scoglio della Corte costituzionale. «Voglio essere ottimista – continua Bagnoli – continueremo a fare campagna informativa, sia che si passi il vaglio o meno: in questo modo arriveremo più preparati a un eventuale voto e comunque manterremo alta l’attenzione sull’argomento all’interno della popolazione».
Gli altri partiti
La mancata firma di Giuseppe Conte ha creato un po’ di maretta all’interno del campo largo (il Movimento 5 stelle ha presentato una propria proposta di legge che prevede lo ius scholae), ma il portavoce del M5s a Brescia Dino Alberti, ridimensiona il tutto. «Come sempre si cerca di spostare l’attenzione dalla vera tematica – evidenzia –. Noi ci siamo sempre quando c’è una proposta di buon senso e arriva dalla cittadinanza attiva».
Alberti continua: «Posso dire in tutta tranquillità che accogliamo favorevolmente questa richiesta di referendum e se si arriverà al voto credo che correremo tutti in massa. Conosciamo tutti i problemi che caratterizzano l’iter per ottenere la cittadinanza. È evidente che serva un ritocco a una norma che ha trent’anni e non tiene conto dei mutamenti che hanno caratterizzato la società. Noi abbiamo proposto un’altra modalità per arrivare alla cittadinanza, ma siamo contenti se con questo referendum le cose possono cambiare. E in merito a questo, ricordiamoci che siamo stati noi i primi a voler digitalizzare le firme per avere più adesioni».
L’opposizione arriva da chi è alla maggioranza al Governo. «Non è solamente una questione di presenza sul territorio – precisa la deputata di Fratelli d’Italia Cristina Almici –: serve ragionare piuttosto sull’integrazione. Alla fine la cittadinanza italiana è solamente un titolo, con il quale le persone si sento probabilmente più riconosciute, ma in realtà chiunque vive sul territorio italiano gode degli stessi diritti (manca però, ad esempio, la possibilità di votare e di candidarsi alle elezioni, ndr)».
Parlano di urgenza, noi diciamo convenienza: la sinistra ha governato per 10 anni, ma solo adesso propongono di dimezzare i tempi per ottenere la cittadinanza.
— Fratelli d'Italia 🇮🇹 (@FratellidItalia) September 27, 2024
Fallito il campo largo, passano al piano b: regalare la cittadinanza nel tentativo di strappare un voto in più. pic.twitter.com/9HZP5WqXfr
La deputata prosegue: «Onestamente non vediamo l’urgenza di intervenire per modificare una legge che funziona bene e ha permesso a tante persone di ottenere la cittadinanza italiana. Noi abbiamo proposto di completare il doppio ciclo scolastico per acquisirla, ma se la discussione verrà aperta non avremo problemi a sederci a un tavolo, pur mantenendo la nostra visione».
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