Cerimonia ceri e rose: «La gentilezza, garanzia per un mondo migliore»
Papa Francesco, nella sua enciclica Fratelli tutti, fa un appello perché si avveri nel quotidiano di ognuno di noi il «miracolo di una persona gentile». «La gentilezza – ha scritto Bergoglio – è una liberazione dalla crudeltà che a volte penetra le relazioni umane, dall’ansietà che non ci lascia pensare agli altri, dall’urgenza distratta che ignora che anche gli altri hanno diritto a essere felici». E proprio la gentilezza è stata il filo conduttore della riflessione del vescovo Pierantonio Tremolada durante la celebrazione per l’Immacolata nella chiesa di San Francesco; appuntamento tradizionalmente conosciuto dalla devozione popolare come dei «ceri e delle rose», per ricordare lo scambio che avviene tra l’Amministrazione civica e la chiesa locale.
Il bene
«L’immagine della Madonna – ha detto mons. Tremolada – è illuminata dallo splendore della sua santità: un’armoniosa unità di bellezza e bontà. Lo splendore del bene si concretizza nella gentilezza, per la nostra società è urgente riscoprire la gentilezza». Non si tratta, ha proseguito, «di una cortesia formale, di un tratto caratteriale. La gentilezza è attenzione concreta verso l’altro; è cura, empatia, una predisposizione dell’animo: è fondamentale per alleviare il peso che incombe sulle vite degli altri, delle persone che incontriamo».
Ed ecco il miracolo di papa Francesco, il passo è stato citato dal pastore della Chiesa bresciana: «Ogni tanto si presenta il miracolo di una persona gentile, che mette da parte le sue preoccupazioni e le sue urgenze per prestare attenzione, per regalare un sorriso, per dire una parola di stimolo, per rendere possibile uno spazio di ascolto in mezzo a tanta indifferenza. Questo sforzo, vissuto ogni giorno, è capace di creare quella convivenza sana che vince le incomprensioni e previene i conflitti».
Virtù
L’8 dicembre 1854 Pio IX proclamava solennemente il dogma dell’Immacolata concezione di Maria, con la bolla Ineffabilis Deus, papa Mastai Ferretti sanciva che la Vergine era stata preservata immune dal peccato originale fin dal primo istante del suo concepimento. Lo scambio dei ceri e delle rose è una tradizione che risale al 1858 quando l’allora ministro generale dell’Ordine, padre Salvatore Calì, inviò a papa Pio IX una rosa d’oro come segno di gratitudine per la proclamazione dell’Immacolata concezione, di cui i frati minori conventuali erano da secoli sostenitori. Nel convento di San Francesco la suggestiva cerimonia nata nel 1752 è stata ripristinata nel 1929, l’anno successivo al ritorno dei frati.
«La gentilezza – ha sottolineato il vescovo – è una virtù in controtendenza; si oppone a tutto ciò che è sfacciato, aggressivo: è una forma rara di generosità. La gentilezza vive nei volti e negli sguardi delle persone che si incontrano, scioglie l’imbarazzo con la dolcezza. La gentilezza interrompe la banalità del male, un gesto gentile spontaneo e gratuito che sorprende». Infine, «la gentilezza è la giusta misura della vita contro crudeltà, ansietà ed urgenza: i terribili mali del nostro tempo».
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