Mortirolo, monte sacro della Resistenza: «Tuteliamolo dal revisionismo»

Roberto Tagliani, presidente della Fivl, sull’ipotesi di intitolare un ceppo ai caduti della Legione Tagliamento della Rsi
Sul Mortirolo l'iniziativa delle Fiamme Verdi - © www.giornaledibrescia.it
Sul Mortirolo l'iniziativa delle Fiamme Verdi - © www.giornaledibrescia.it
AA

Il Mortirolo luogo sacro della Resistenza. E come tale da tutelare da ogni contaminazione revisionista. Ha parlato chiaro Roberto Tagliani, presidente nazionale della Fivl (Federazione Italiana Volontari della Libertà), dal palco della chiesetta di San Giacomo. Lo ha fatto in riferimento all’ipotizzata realizzazione, qualche chilometro più su, verso il passo, di uno spazio commemorativo per i caduti della Legione Tagliamento della Rsi. E lo ha fatto con parole nette, convintamente applaudite dai presenti alle celebrazioni delle Fiamme Verdi per ricordare i Caduti per la libertà.

Libertà conquistata

«Quella di oggi – ha detto – è una giornata che serve a ricordare e festeggiare insieme, vivi e morti, la libertà conquistata. Quegli stessi partigiani, che pure avevano combattuto e sofferto soprattutto per mano dei fascisti repubblichini della Legione Tagliamento, consentirono che coloro che qui erano stati sconfitti dalla storia e dall’impegno di un intero popolo potessero ricordare, in spirito di cristiana pietas, i morti della loro parte. Perché, come recita la lapide sulla facciata dell’Albergo Alto, "su queste montagne / nido di Fiamme Verdi / arse la lotta / e trionfò il perdono". Il perdono, certamente: ma non l’oblio delle scelleratezze, delle violenze, delle atrocità. Il perdono, nello spirito che allora era necessario a vitale a sanare un’Italia lacerata, il perdono per ricominciare, ricostruire, rendere disponibile per tutti, anche per i carnefici, la libertà pagata a così caro prezzo».

Una sola storia

Ecco il punto: «La pietas per i morti non può e non dev’essere confusa con la giustificazione dei misfatti compiuti in vita, né può diventare l’occasione per generare occasioni e spazi d’incontro che, in spregio allo spirito della Costituzione antifascista nata dalla Resistenza, ottant’anni dopo tornano a inneggiare a Mussolini, all’ideologia fascista e al Ventennio, come da qualche anno accade proprio qui, su questa Montagna Sacra alla Resistenza, solo qualche chilometro più su. A costoro, con tutta l’autorevolezza di cui sono portatore – non per la mia persona, ma per il ruolo che ricopro, che fu in passato, tra gli altri, di Raffaele Cadorna, Enrico Mattei, Paolo Emilio Taviani, Ermes Gatti – voglio dire ad alta voce: non ci sono né ci saranno lapidi, pennoni di bandiera, recinti o statue di madonne che possano ingannarci, né farci dimenticare le responsabilità atroci che i fascisti della Tagliamento ebbero in queste contrade. Chi ha inteso, subdolamente, trasformare la pietas in apologia, rivalsa e provocazione, magari approfittando dell’insipienza, della dabbenaggine o, peggio, della complicità di chi, avendo giurato sulla Costituzione, dovrebbe invece preservare questi luoghi, non guadagnerà con l’inganno e il silenzio il diritto di cittadinanza su queste montagne, che sono il santuario della lotta per la libertà».

Perché non esistono due storie parallele da ricordare quassù: «La storia – ha concluso Roberto Tagliani – è una sola, che ha visto i partigiani delle Fiamme Verdi difendere la dignità e conquistare la Libertà contro i nazisti e i fascisti della Tagliamento che volevano sopprimerla, soffocarla, annientarla. Per questo il Mortirolo è e sarà sempre la patria della Resistenza. Chi, a ottant’anni dalla Liberazione, vuole dirsi ancora fascista, qui non trova né può trovare casa».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato

Icona Newsletter

@News in 5 minuti

A sera il riassunto della giornata: i fatti principali, le novità per restare aggiornati.