Caso Singh, inchiesta 24 ore dopo la Giornata contro la violenza sulle donne

Il contesto familiare che ne esce dalle carte dell’inchiesta è inquietante. Un padre e una madre - indiani di cultura Sikh - indagati per maltrattamenti sulle figlie femmine che volevano vivere all’occidentale, il figlio maschio arrestato e in carcere con l’accusa di violenza sessuale sulla sorella maggiore.

Per il sostituto procuratore Marica Brucci, il consigliere comunale nei banchi del centrodestra in Loggia Balwinder Singh e la moglie avrebbero posto le figlie - una tra poco maggiorenne e l’altra 23enne - «in uno stato di umiliazione e vessazione incompatibili con le normali condizioni dell’esistenza».

Padre, madre e figlio maschio sono coinvolti nella stessa inchiesta che ha avuto un primo step il 26 novembre scorso. E qui la data ha un peso: è il giorno successivo alla giornata internazionale contro la violenza sulla donna ed è proprio in quella occasione che la figlia più piccola di Balwinder Singh si sfoga con un’insegnante, raccontando la sua verità su quanto accadeva in casa. E il 24 ore dopo il tribunale dei minori interviene e toglie la ragazzina alla famiglia e la colloca in una struttura protetta.

La sorella maggiore se ne era invece già andata di casa in precedenza dopo essersi rivolta ad un centro antiviolenza. Poi una nuova svolta lo scorso 21 marzo con l’ordinanza firmata dal gip Andrea Guerrerio che dispone per Singh e la moglie il divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalle figlie, «con divieto di comunicare con le persone offese con qualunque mezzo, mantenendo una distanza minima di 500 metri dalle predette e dai luoghi frequentati dalle stesse».

E c’è di più: a marito e moglie viene applicato il braccialetto elettronico. Con la stessa ordinanza, datata 21 marzo, finisce invece in carcere il figlio maschio della coppia di origine indiana e che aveva compiuto 26 anni il giorno precedente. L’accusa è di violenza sessuale sulla sorella maggiore. Si parla di molestie, ma anche di rapporti completi alla quale la giovane sarebbe stata costretta. Il 26enne si è già presentato davanti al gip per l’interrogatorio di garanzia e da dieci giorni è in cella a Canton Mombello.

Balwinder Singh con Fabio Rolfi - © www.giornaledibrescia.it

«I miei assistiti negano gli addebiti e sono convinti che la vicenda potrà chiarirsi in tempi molto stretti» commenta l'avvocato Federico Scalvi, legale della famoiglia Singh. «Bisogna capire - aggiunge - quale fosse il reale intento delle figlie». Le contestazioni al consigliere comunale di centrodestra - scaricato nel frattempo dai suoi stessi colleghi di coalizione - sono diverse. Botte, maltrattamenti e minacce.

«Si sono opposti al desiderio delle ragazze di condurre un’esistenza improntata alla cultura occidentale». Un progetto che sarebbe passato da una serie di divieti imposti alle due figlie: non potevano avere relazioni sentimentali con italiani, non potevano depilarsi «ascelle e baffetti soprattutto da adolescenti quando subivano la derisione dei compagni».

Le ragazze poi non potevano tagliarsi i capelli - e per questo una sarebbe stata picchiata - «perché l’abitudine era contraria alla cultura Sikh». E poi gli atti - in cui sono presenti anche audio registrati dalle presunte vittime - sono finiti altri episodi. Uno su tutti. Balwinder Singh avrebbe davanti alle figlie «apprezzato l’omicidio di Saman (la ragazza uccisa a Reggio Emilia)», definito «un’azione doverosa per poter preservare la lo reputazione sociale».

Fino ad arrivare alle ultime settimane: «dal momento in cui gli veniva notificato l’avviso di fissazione dell’udienza innanzi al Tribunale per i minorenni con riferimento a provvedimenti adottati a tutela della minore» entrambi i genitori avrebbero minacciato la ragazzina di morte, «affermando che lei e la sorella erano vittime del demonio» e il padre avrebbe più volte chiesto di modificare la propria versione dei fatti davanti al giudice, «tempestando di chiamate - con questo obiettivo - le figlie».