Caso Singh, le figlie confermano le accuse di maltrattamenti

È durato dieci ore l’incidente probatorio servito per raccogliere le loro testimonianze. L’ex consigliere comunale di Brescia Civica si era dimesso a inizio aprile
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Caso Singh, le figlie confermano le accuse
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Interminabile. Pesantissima. Insopportabile. Passata a rivivere, ad alta voce davanti ad un giudice, l’inferno che ha bruciato la loro infanzia. Così è stata la giornata delle due figlie di Balwinder Singh, l’ex consigliere comunale di Brescia Civica (già Lista civica Fabio Rolfi sindaco), accusato di maltrattamenti in famiglia in concorso con la moglie Baljeet. Le due ragazze, di 17 e 23 anni, l’hanno trascorsa integralmente nell’aula protetta al primo piano del Palazzo di Giustizia per rispondere alle domande del gip Andrea Guerrerio nel corso dell’incidente probatorio voluto dal pm Marica Brucci per cristallizzare al futuro processo i loro ricordi. In dieci ore, accompagnate dagli avvocati Luigistelio Becheri e Germana Giacobbe, le due giovanissime hanno confermato tutto quello che ebbero già modo di raccontare agli agenti della Squadra Mobile a fine 2024 e che poi si è tradotto in un atto di accusa pesantissimo nei confronti dei genitori ma anche del fratello, indagato e finito ai domiciliari in una struttura protetta per violenza sessuale aggravata e reiterata ai danni della più grande delle due.

L’accusa

Il quadro che ne emerge è agghiacciante. Agghiacciante come la violenza sistematica che il 50enne di origini indiane, che in seguito alle indagini si è dimesso dal consiglio comunale, avrebbe usato sulle femmine di casa dall’inizio degli anni 2000. È stata la primogenita a raccontare delle botte date inizialmente alla madre anche solo per un ventilatore lasciato acceso d’estate; ma anche di quelle che lei stessa ha preso a partire dalla più tenera età per aver chiamato «pelato» il fratello più grande, per non aver vinto un concorso religioso, ma anche per non essere stata in grado di pronunciare correttamente in italiano parole come «tapparella» e «ventilatore». Sempre la più grande ha riferito di aver camuffato le botte prese, agli occhi delle maestre e dei compagni di classe, nel terrore delle reazioni dei genitori.

L'ex consigliere comunale Balwinder Singh - © www.giornaledibrescia.it
L'ex consigliere comunale Balwinder Singh - © www.giornaledibrescia.it

Motivi banali

Botte che l’uomo – stando al racconto della primogenita – non avrebbe risparmiato nemmeno alla sorellina, quando non era nemmeno in età da scuola materna. Fatti di inaudita gravità e senza soluzione di continuità, scatenati da motivi banali, come una semplice chat su Facebook. Per picchiarla, ha spiegato la grande – il padre si metteva a cavalcioni sulla sua schiena, la immobilizzava e la colpiva sulla schiena e sui glutei perché i segni non fossero visibili. La 23enne ha riferito anche di essere stata rinchiusa dalla madre in uno sgabuzzino e qui, per aver saltato scuola, presa per i capelli e sbattuta ripetutamente con la testa contro il muro. La giovane donna ha detto anche che in un’occasione il padre le puntò un coltello al collo e che, dopo la sua fuga da casa e la rottura del fidanzamento con il giovane indiano cui era stata promessa, cercò di progettare la sua vendetta e, insieme alla moglie, meditò di distruggerle tutti i documenti per impedirle di allontanarsi e vietarle una vita diversa da quella che volevano imporle.

Gli abusi del fratello

La grande ha dovuto ripercorrere anche le violenze sessuali subite sin dalla sua giovanissima età dal fratello. Abusi che si sarebbero consumati per anni e per i quali il maschio di casa è tutt’ora agli arresti domiciliari. Racconti sui quali, per la loro atrocità, chi ha assistito all’incidente probatorio ha preferito non soffermarsi. Della solitudine nella quale è piombata quando la sorella più grande riuscì a scappare di casa e del terrore di essere costretta ad un matrimonio combinato sono i temi che ha affrontato la più piccola delle due, la figlia che raccontando le sue vicissitudini famigliari a scuola ha dato il là all’indagine e alle misure cautelari nei confronti del padre e della madre, costretti per questo dal giudice ad indossare il braccialetto elettronico e a non avvicinarsi alle figlie dallo scorso mese di marzo. Alla diciassettenne le indagini devono anche la registrazione dei dialoghi nei quali i suoi genitori pianificavano la punizione della figlia più grande e pure quello in cui Balwinder Singh disse di condividere l’omicidio di Saman, la 19enne di Reggio Emilia uccisa dalla famiglia nel 2021 per aver rifiutato il matrimonio e l’uomo ai quali era destinata.

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