Gli altri casi italiani di figli che hanno ucciso i genitori
La strage compiuta dal 17enne di Paderno Dugnano è solo l’ultima di una serie di delitti in cui sono i figli ad uccidere i familiari.
A volte ancora minorenni, sono diversi i casi in cui hanno massacrato i loro genitori e spesso anche i fratelli.
In Italia, ricorda Eures, il 43% degli omicidi viene commesso tra le mura domestiche, percentuale che al Nord diventa uno su due. Secondo gli ultimi dati del Viminale, dall’inizio dell’anno al 25 agosto sono stati compiuti in Italia 186 omicidi e di questi 88 sono avvenuti in ambito familiare.
Il caso Graneris
Andando indietro nel tempo, tra i delitti più datati c’è quello del 13 novembre 1975 a Vercelli: Doretta Graneris, 18enne, uccise a colpi di pistola la madre, il padre, il fratello di 13 anni e i nonni materni. Complice del massacro fu il fidanzato di Doretta, Guido Badini.
La ragazza era in rotta con la famiglia e da alcuni mesi era andata a convivere con il fidanzato.
Il caso Carretta
Il 4 agosto 1989 a Parma è invece Ferdinando Carretta a uccidere con un’arma da fuoco il padre Giuseppe, la madre Marta e il fratello Nicola portando poi i cadaveri in una discarica. Rintracciato nel Regno Unito, confessò davanti alle telecamere di «Chi l’ha visto» il triplice omicidio e il suo odio nei confronti del padre. Assolto per incapacità totale di intendere e volere, è morto 61 anni.
L’omicidio dei Maso
Il 17 aprile 1991 Pietro Maso, 20 anni, massacra i genitori Antonio e Rosa nella loro abitazione di Montecchia di Crosara (Verona) con un tubo di ferro e una pentola. Partecipano agli omicidi anche gli amici Giorgio Carbognin, Paolo Cavazza e Damiano Burato, quest’ultimo minorenne. Maso è condannato a 30 anni, gli amici a 26 anni, Burato a 13 anni. Nel 2008 Maso ottiene la semilibertà e grazie all’indulto finisce di scontare la pena nel 2013. L’anno scorso è stato nuovamente indagato per un tentativo di estorsione nei confronti delle sorelle.
La strage di Cadrezzate
Sette anni dopo, il 7 gennaio 1998, a Cadrezzate (Varese), è Elia Del Grande a uccidere con colpi di fucile il padre, la madre e il fratello per impossessarsi dei soldi di famiglia ma, fermato per un controllo casuale in Svizzera, fu arrestato.
Erika e Omar
Si arriva così agli anni duemila, quando il 21 febbraio 2001, a Novi Ligure (Alessandria) Erika De Nardo, 16 anni, ammazza insieme al fidanzato Omar la madre Susy con 40 coltellate e il fratellino Gianluca di 11 anni, che avevano anche tentato di annegare e di avvelenare con un topidica. Movente, secondo i racconti di Erika che in un primo tempo cerca di deviare le indagini ma resta incastrata dalle microspie delle forze dell’ordine, i cattivi rapporti con la madre.
Erika e Omar vengono condannati nel 2001 a 16 anni lei, a 14 lui. Oggi sono usciti entrambi dal carcere, lei si è anche laureata in Filosofia nel 2009 durante la detenzione. Il papà, che si era salvato perché fuori casa, l’ha perdonata e le è rimasto sempre accanto.
L’omicidio di Città di Castello
Il 30 dicembre 2015 Federico Bigotti, 22 anni, uccise la madre Anna Maria con con otto coltellate alle porte di Città di Castello (Perugia) postando, subito dopo, una sua foto in cui sorride e la scritta: «Le carezze sui graffi si sentono di più». Fu dichiarato incapace di intendere e di volere e ricoverato in una struttura psichiatrica.
Dall’Alto Adige a Laura Ziliani
Nel 2021 sono due gli episodi che finiscono sui giornali. Il 4 gennaio 2021 Benno Neumair, 31 anni, uccide il padre Peter e la madre Laura Perselli strangolandoli con un cordino da arrampicata. La confessione arriverà dopo il ritrovamento dei cadaveri che lui stesso aveva gettato nel fiume Adige. È stato condannato all’ergastolo.
Sei mesi dopo, a maggio, le due sorelle Paola e Silvia Zani, 26 e 19 anni, insieme al fidanzato della maggiore Mirto Milani, uccidono la madre, Laura Ziliani, soffocandola e seppellendola vicino al fiume a Temù, in Valcamonica, dove fu ritrovata l'8 agosto 2021 esattamente tre mesi dopo la sua scomparsa. Le sorelle Zani e Milani sono stati condannati all’ergastolo in primo grado. Il processo d’appello è fissato per il 19 ottobre.
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