Omicidio Ziliani, il trio criminale vuole una nuova perizia psichiatrica

In aula per l’appello il 19 ottobre. I legali chiedono di guardare alle singole responsabilità
Le figlie e la mamma: Laura Ziliani con Paola e Silvia, che l’hanno uccisa
Le figlie e la mamma: Laura Ziliani con Paola e Silvia, che l’hanno uccisa
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Li avevamo lasciati lo scorso sette dicembre. Mentre a testa bassa abbandonavano l’aula con un ergastolo sulle spalle, incassato per l’omicidio di Laura Ziliani. Ora Paola e Silvia Zani, figlie della vittima ex vigilessa di Temù, e Mirto Milani – compagno della maggiore, sono pronti a tornare davanti ai giudici. Appuntamento il 19 ottobre alle nove per il processo d’appello. Il trio criminale chiede una nuova perizia psichiatrica.

Tre ricorsi

È quanto emerge dai tre distinti ricorsi depositati. Poco più di cento pagine complessive e alcuni punti comuni: tra cui anche la richiesta di togliere o quantomeno ridurre l’isolamento diurno in carcere, previsto per la durata di sei mesi. Ma è soprattutto sulle condizioni psichiatriche che il trio criminale vuole riscrivere – almeno in parte – la storia processuale. Con una premessa: «Nessuno vuole negare la responsabilità degli imputati».

I tre – ritenuti in primo grado «capaci di intendere e volere» - hanno agito in gruppo, ma non vogliono essere giudicati come gruppo. «Non è stato spiegato il funzionamento del gruppo, le spinte e le capacità decisionali interne, il peso di ogni singolo componente e le relazioni tra i componenti. Rispetto alla posizione di Paola, ci si è limitati in maniera quasi scolastica ad affermarne la non suggestionabilità, soprattutto in considerazione delle eccezionali capacità intellettive della ragazza» scrive l’avvocato Michele Cesari, difensore della più giovane delle figlie di Laura Ziliani.

«Paola Zani ha partecipato all’omicidio, ma non si è nemmeno cercato di capire come ed in che misura la situazione in essere e le sue problematiche personali possano aver inciso sulla sua stessa partecipazione al fatto».

Chiede un nuovo approfondimento psichiatrico anche l’avvocato Maria Pia Longaretti che difende Silvia Zani. «Bisogna approfondire l’argomento che la mentalità di gruppo fosse nel caso di specie differente dalla mentalità del singolo, valutare di approfondire poi con altri test diagnostici la personalità degli imputati nonché appurare l’effettivo grado di maturità dei medesimi, alla cui luce valutare il risultato del test di suggestionabilità».

Mirto ritenuto «il regista dell’omicidio»

Mirto Milani - © www.giornaledibrescia.it
Mirto Milani - © www.giornaledibrescia.it

E poi c’è Mirto Milani, fidanzato di Silvia e poi anche di Paola. Ritenuto «il regista dell’omicidio, rimasto a lungo sullo sfondo dell’azione». Il suo difensore, l’avvocato Simona Prestipino, spiega che in primo grado «è stata sottovalutata l’importanza e la pervasività del trio nella genesi dell’omicidio la cui indagine non è stata adeguatamente approfondita». Per questo chiede alla Corte d’appello la rinnovazione di una perizia psichiatrica «che – scrive – consentirebbe di eliminare ogni residuo di incertezza sulla capacità degli imputati graduandone e distinguendo le singole responsabilità».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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