Da dove arrivano i nuovi residenti a Brescia: il confronto 2013 e 2023

Manuel è cresciuto a Esine e per anni le sue giornate sono trascorse nell’attesa di andarsene: «Noi figli della provincia più periferica il desiderio della fuga lo coltiviamo da ragazzini. Andare in città è quasi un evento. E da adolescente i pomeriggi sono lenti: li trascorri al campetto da calcio, in giro per il paese o nel primo ipermercato scintillante che apre nel paese accanto. Poi cresci, inizi a spostarti per lavoro e ti affezioni, vuoi restare dove sei nato, apprezzi gli spazi, la lentezza, il verde, l’atmosfera e le dinamiche del tuo paese. Ma restare diventa sempre più difficile, perché i servizi, quelli che in città negli anni aumentano, in periferia invece scarseggiano e, anzi: alcuni diminuiscono».
Manuel ha 36 anni e alla fine dal suo paese d’origine se ne è andato un anno fa: un po’ perché sua moglie è rimasta incinta e l’idea di non avere una «rapida assistenza» lo spaventava; un po’ perché macinare chilometri di strada ogni giorno per raggiungere il lavoro, con una linea telefonica a intermittenza lungo il tragitto, rendeva tutto «ancora più estenuante». La sua è solo una delle 549 storie di chi, nel 2023, ha abbandonato un Comune della provincia e ha viaggiato in direzione Brescia, una flotta di «migranti interni» che si aggiunge a quella che ha infine scelto la nostra città divorziando da altri capoluoghi della Lombardia e non solo.
In tutto, gli italiani che, lo scorso anno, hanno spostato la residenza in città sono 2.143, quasi il doppio rispetto al 2016 (erano stati 1.109) e in deciso aumento anche rispetto al 2021 (quando i nuovi residenti erano stati 1.641). Numeri che, sommati ai trasferimenti di cittadini di altre nazionalità, portano le nuove residenze complessive a quota 6.364.
I dati sui Comuni
Inabissandosi nei dati anagrafici degli ultimi dieci anni (dal 2013 al 2023), elaborati dal Settore statistica del Comune di Brescia, balzano all’occhio trend, situazioni «croniche» e anche più di qualche curiosità.
Partiamo dagli «esodi» che si sono consumati all’interno del nostro perimetro provinciale. Da dieci anni, sei Comuni in particolare vedono spostarsi i propri abitanti verso il capoluogo in modo costante: significa che più di dieci persone all’anno, dal 2013 al 2023, hanno spostato la propria residenza. Sul podio c’è Manerbio (573 i cittadini che hanno lasciato il Comune per il capoluogo), seguono Gardone Valtrompia (511), Desenzano (420), Gavardo (289), Chiari (362) e Iseo (233). Negli ultimi anni a prendere piede sono stati anche gli spostamenti da Leno, Orzinuovi e dalla Valcamonica, in particolare da Esine e da Breno.
Ma c’è anche un grande flusso dagli altri capoluoghi della Lombardia: da un decennio c’è chi ormai fa le valigie da Milano, Bergamo, Cremona e Mantova, mentre negli ultimi tre anni si è aggiunto più di qualche trasloco anche da Varese, Pavia e Como (tutti i dati sono nella tabella accanto). Alcuni arrivano per scelta, altri per necessità, esattamente come per la pattuglia arrivata da fuori regione, la più nutrita: 1.211 persone nel solo 2023, provenienti in particolare da Campania (152 da Napoli) e Sicilia, la maggior parte attratti dai servizi o per ricongiungimenti familiari.
Ma la platea che cresce maggiormente a vista d’occhio (e dati alla mano) è quella dei cittadini stranieri, la cui crescita – 4.221 persone residenti in più nel 2023 – non solo doppia quella dei «traslochi» effettuati dagli italiani nello stesso anno, ma è due volte superiore rispetto al 2019, quando a scegliere la residenza in città sono stati 2.177 cittadini stranieri. Ucraina, Pakistan, Egitto, India e Moldavia sono i principali Paesi d’origine: una geografia, questa, che – se non per qualche sfumatura – non ha di fatto subito alcuna particolare variazione negli ultimi cinque anni.
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