In 15mila al Brescia Pride, Castelletti: «Iniziativa che serve ancora»

Ferma mentre aspetta il passaggio del corteo che ha appena imboccato via San Faustino, una signora si gira verso l’amica e le dice: «È bello che a Brescia si possano vedere queste cose». E se questo non sarà mai il solo pensiero che dalla città potrà arrivare, di certo è sintomatico di una percezione cambiata nei confronti del Pride.
Un mutamento anche intrinseco alla stessa manifestazione che promuove le istanze della comunità Lgbtqiapk+, diverso nelle forme, persino nei contenuti. Fermo però nella volontà squisitamente politica di «contribuire attivamente a un mondo, e a una città, che accolga, rispetti e tuteli ogni persona - le parole dal palco di Campo Marte, cuore pulsante della lunga giornata iniziata la mattina e conclusasi la sera -. Il Pride infatti non è una festa neutra, non è folklore da vetrina, non una parata da addomesticare. È rabbia, memoria, lotta contro le discriminazioni, è rivendicazione». A tutto ciò ieri hanno risposto in 15mila, tra membri della comunità arcobaleno e sostenitori giunti da tutto il Bresciano (e non solo): singoli, gruppi di amici, famiglie e tanti bambini.
Cambiamento
Perché il Pride è davvero mutato. Se infatti lo spirito festoso continua a essere parte integrante, con colori, musica e mise in alcuni casi appariscenti, di certo chi dalla manifestazione si aspettava eccessi è rimasto deluso. Quell’«èpater la bourgeoisie» - «sbalordire la borghesia» - che tanto dà fastidio ai suoi detrattori, si è diluito nei tanti volti normali che ieri tra le vie San Faustino Dante e dei Mille hanno deciso di mostrarsi: prendendo una posizione, di certo non l’unica possibile ma chiara e definita, pur nella dialettica anche conflittuale che percorre le tematiche Lgbtqiak+.
Libertà
La giornata infatti è stata un momento politico della città. «In molti chiedono: ma il Pride serve ancora? Sì, serve, perché la libertà non è mai un regalo concesso dall’alto, è una conquista quotidiana - le parole della sindaca di Brescia Laura Castelletti, in prima fila insieme a molti altri amministratori dei Comuni della provincia che hanno concesso il patrocinio -. E Brescia non può permettersi di essere timida, anche di fronte a resistenze, critiche, a volte insulti. Deve essere laboratorio di diritti, di innovazione sociale, di coraggio civile».
Coraggio civile che ieri si è mostrato anche nei messaggi antifascisti, antirazzisti, antispecisti, a favore di ambiente e salute – presente l’Asst Spedali Civili di Brescia e l’Ordine degli psicologi della Lombardia, oltre che l’Università degli Studi di Brescia - e pure nel sostegno al popolo palestinese.
E ad animare tutto questo migliaia e migliaia di persone, che seppur non d’accordo su tutti i temi snocciolati lungo la marcia e nel verde di Campo Marte (la sera in Carmine invece la festa vera e propria), nelle vie di Brescia hanno portato la volontà pratica di essere presenti. E pure di divertirsi. Perché il Pride, alla sesta edizione nella nostra città, è anche questo: un momento di confronto e di rivendicazione, ma anche un luogo di incontro, di gioia e di svago. Il tutto nella ferma convinzione che finché ci sarà qualcuno discriminato, qualcun altro scenderà in piazza per opporsi alla prevaricazione.
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