Maturità 2025: cosa pensano i presidi bresciani del voto in condotta

Con la riforma della legge 150/2024 la valutazione sul comportamento avrà un peso maggiore sull’ammissione all’esame di stato per gli studenti
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La riforma sul voto in condotta ha acceso il dibattito tra i presidi delle scuole nel Bresciano. Il Senato – lo scorso 25 settembre 2024 – aveva approvato il decreto su proposta del ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara. A partire da quest’anno, per gli studenti bresciani e non solo, la condotta inciderà in modo significativo sui crediti per l’ammissione all’esame di stato. Chi avrà una valutazione pari o superiore a 9, otterrà il massimo dei crediti. Chi conseguirà il 6, dovrà svolgere un elaborato sulla cittadinanza attiva e discuterlo in sede di esame finale. Infine, chi non raggiungerà la sufficienza, sarà bocciato.

Le voci

«È chiaro che il ministero dell’Istruzione e del Merito abbia voluto dare un segnale, in seguito agli spiacevoli episodi di violenza da parte di alcuni studenti nei confronti dei loro docenti», chiosa Marco Tarolli, preside del liceo Enrico Fermi di Salò. «Questa riforma nasce quindi anche per tutelare i professori». «Solitamente è difficile che gli allievi arrivino in quinta con una valutazione insufficiente o pari a 6, in quanto si cerca sempre di insegnare e prevenire comportamenti che possano portare a una condotta del genere», spiega Simonetta Tebaldini, preside dell’Itis Castelli di Brescia.

Per la preside la scuola non è solo un’istituzione dove assimilare le competenze ma è anche «un continuo imparare come comportarsi nel modo corretto, in ogni luogo». Sul tema delle occupazioni studentesche Tebaldini non ha dubbi: «È sbagliato esprimere il dissenso occupando e danneggiando le scuole. Si dovrebbe esprimerlo sempre attraverso il dialogo. Occupazione e danneggiamento non sono mai un modo di esprimerlo. Gli spazi di interlocuzione esistono e vanno usati».

Anche Elena Lazzari, preside del liceo Arnaldo di Brescia è sulla stessa linea di pensiero: «L’occupazione è di per sé illegittima e obbliga il dirigente a denunciare il fatto. È un qualcosa fuori dal tempo, ormai superato: ci sono tanti strumenti attraverso cui esprimere dissenso in modo legale e l’occupazione non rientra tra questi».

Per Lazzari porre l’accento sulla condotta è vitale per il percorso scolastico dei ragazzi e il loro futuro: «La formazione dello studente non dipende solo dallo studio dalle discipline, ma anche dal suo comportamento in ambito scolastico. Questo – ribadisce la preside – può essere uno specchio piuttosto esauriente di diversi elementi educativi dell’alunno: esprime infatti la sua capacità di porsi in modo opportuno nei diversi contesti di vita, il suo grado di empatia e sensibilità e l’attenzione che ha nei confronti del l’altro». E a livello di effetti? «Nel nostro liceo la maggior parte degli studenti ha una votazione in condotta pari a 9 o a 10 – taglia corto Lazzari –. In questo senso, l’impatto della riforma del ministro Valditara sarà minimo se non nullo».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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