Cronaca

Marito a processo: «Se non ti uccido in Italia lo faccio in Pakistan»

Il 50enne è accusato di maltrattamenti. La moglie: «Ha provato a strangolarmi»
Il tribunale di Brescia © www.giornaledibrescia.it
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La moglie e i figli lo hanno denunciato. Hanno raccontato davanti ai carabinieri quello che, da anni, vivevano in casa e ieri mattina lo hanno ribadito in aula nel processo per maltrattamenti in famiglia che si sta celebrando a carico di un uomo pakistano di 50 anni: dallo scorso giugno ha il divieto di avvicinamento alla moglie e ai figli e indossa il braccialetto elettronico mentre le persone offese hanno il dispositivo che li avvisa in caso lui sia a meno di 500 metri.

Una vicenda penale che si è aperta quando la donna, dopo quelli che lei ha raccontato come anni di minacce e violenze, ha cominciato a temere per la sua vita. Davanti al Tribunale, presidente Francesca Grassani, prima la donna e poi uno dei suoi figli, hanno ribadito che l’uomo, che attualmente lavora come corriere per una ditta di spedizioni, in più di un’occasione ha minacciato di morte la moglie: «Ti uccido, se non lo faccio in Italia allora lo farò in Pakistan».

Le parole

Una minaccia che secondo la donna si è fatta ancora più reale quando «a casa sono venuti degli amici di mio marito che hanno detto che non meritavo di stare in Italia e che mi avrebbe rimandato nel nostro paese di origine». La donna, che ha 42 anni, vive in Italia da 10 ma non parla italiano, assistita da un interprete ha raccontato, rispondendo alle domande del pubblico ministero Flavio Mastrototaro, quello che viveva nell’appartamento di San Polo. «Lui era sempre arrabbiato con me, da quando ci siamo sposati diceva che io avevo limitato la sua libertà». Nel corso degli anni «anche quando io ero in Pakistan e lui in Italia dovevo chiedergli il permesso per andare dai miei genitori e spesso me lo negava».

La violenza

Venendo a quanto accaduto in Italia le domande del pm si concentrano sul periodo a San Polo: «Solo lui lavora e solo lui gestisce i soldi. Se serviva qualcosa per la casa o per i ragazzi che vanno a scuola andava lui a comprarlo. Noi non potevamo disporre neppure di un centesimo». Passando poi alle aggressioni fisiche, la donna ha raccontato che «quando lui mi voleva picchiare si sono messi in mezzo i ragazzi e mi hanno difeso». In un caso «mio marito ha chiesto ai figli se volevano stare con la mamma o con il papà. I più grandi hanno capito dove voleva arrivare e hanno detto che preferiscono stare con lui mentre il più piccolo che non aveva capito ha detto mamma e lui lo ha picchiato».

La paura

L’episodio che ha fatto decidere di denunciare, e fatto scattare per il marito violento il divieto di avvicinamento e il braccialetto elettronico, è accaduto nella primavera del 2024. «Io stavo dormendo e lui mi ha svegliato perché voleva che gli facessi la colazione. Prima mi ha colpito con le sue scarpe e poi mi ha messo le mani al collo per strangolarmi. Sono scappata al parco. Da allora ogni volta che in casa non ci sono i ragazzi io esco e vado al parco, ho paura che mi uccida».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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