Brescia ha tre nuovi sacerdoti: «Siate persone che danno speranza»
«Siate persone che danno speranza, che si fanno presenti anche solo con il silenzio laddove si soffre e che sanno trovare le parole quando sono necessarie per condividere la pena e dare conforto». È il viatico del vescovo di Brescia, Pierantonio Tremolada, per i tre nuovi sacerdoti ordinati ieri mattina in un duomo gremito: sono don Mattia Garneri, don Nicola Penocchio e don Andrea Simonelli i tre nuovi pastori al servizio della Chiesa bresciana, che è tornata a festeggiare nuove ordinazioni dopo un anno, lo scorso, passato senza la consacrazione di sacerdoti.
La risposta «Eccomi»
«Eccomi»: è la risposta che i tre, chiamati per nome uno alla volta sull’altare, hanno dato di fronte al vescovo nel primo dei vari passaggi che scandiscono il rito dell’ordinazione. La loro consacrazione è «un dono», ha detto il vescovo, «per la Chiesa». Con lui, raccolti attorno all’abside, c’erano oltre un centinaio di sacerdoti della Diocesi, come ad accogliere simbolicamente in un abbraccio i nuovi ordinati.
Due di loro sono classe 1999: don Mattia, nativo di Gardone Val Trompia, e don Nicola, dalla parrocchia di Cailina. Ventinovenne è invece don Andrea, originario di Passirano.
Tre «ministri della misericordia», come li ha definiti il vescovo nell’omelia, richiamando la coincidenza dell’ordinazione sacerdotale con l’anno del Giubileo «della misericordia e della speranza». Due parole che sono tornate più volte nella predica, in cui Tremolada ha ricordato alcuni passi del cammino che i tre si troveranno a percorrere: «Abbiamo bisogno della misericordia che consola – ha detto il vescovo –. Nel vostro ministero incontrerete tanti cuori spezzati: la vita non risparmia a nessuno le prove e spesso queste generano dolore, sconcerto e smarrimento». Per loro, il compito da assolvere «con fedeltà» sarà «diffondere il Vangelo attraverso la vicinanza semplice, sincera e attenta che dà forma concreta alla carità».

La regola e la condotta
Per tutti una regola: «L’amore gratuito e generoso», ha detto il vescovo. Ma anche «il dominio di sé», perché, ha spiegato, «chi non domina sé stesso tenderà a dominare sugli altri». Occorre, dunque, «una condotta irreprensibile. Non siamo perfetti, ha detto di recente papa Leone, ma dobbiamo essere credibili. Siamo chiamati a fasciare le piaghe di una Chiesa ferita in un mondo ferito». La missione è quella di operare «assieme agli altri, nella comunione, nella fraternità e nella condivisione delle responsabilità». La tentazione a cui far fronte, ha ammonito il vescovo, è infatti «pensare solo a sé e valutare tutto a partire da sé», con il rischio di «creare solitudine e inquinare le relazioni».
Monsignor Pierantonio Tremolada ha poi ricordato il presente in cui i tre sacerdoti cominciano a operare: «Il mondo che siamo chiamati ad amare è lacerato da guerre e violenze e pervaso da incertezza. Noi ci presentiamo come coloro che hanno ricevuto una promessa a cui è saldamente legata la speranza». Infine, l’augurio finale: «La pace – ha concluso – vi accompagni sempre».
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