Case Aler, la protesta e il racconto di chi vive nella Torre Raffaello
All’indomani dell’assemblea pubblica dei residenti negli alloggi popolari a Brescia, è proprio la signora Daniela ad accompagnarci nella Babele della Torre Raffaello.
Porto di mare
Tre scale, 74,76,78, 15 piani, quattro appartamenti per piano: tradotto, 180 alloggi, più o meno quattro residenti in ognuno, 750 persone. Più o meno, perché la torre è un porto di mare secondo i residenti, soprattutto la notte, dove chiunque può entrare dai tre ingressi principali, sempre aperti, e andare fino al tetto, grande terrazza, collegata con tutte e tre le scale, terra di tutti e di nessuno. Ci sono miniappartamenti – tradotto, una camera – dove alloggiano in sei, madre padre e quattro figli.
Il degrado
Il degrado accoglie già nel piazzale, dai mobili vari ammassati, che ogni volta che vengono portati via da Aler fanno subito spazio ad altri. E poi gli ascensori fermi da mesi, le crepe nei soffitti, la muffa nelle stanze in corrispondenza dei pluviali. I piccioni, dove non ci sono reti di protezione, arrivano ovunque, e lì rimangono anche una volta morti.
Da un lato le manutenzioni, che i residenti chiedono ad Aler, con la protesta che monta e si diffonde: si stanno raccogliendo le firme per non pagare le spese condominiali fino a che gli interventi non vengono fatti, come sperimentato con efficacia in via Carpaccio. Dall’altra la corresponsabilità, la cooperazione tra residenti, non sempre facile, anzi, a volte difficile secondo chi lì abita, tema – tra gli altri – verso il quale anche l’assessore al welfare del comune di Brescia Marco Fenaroli continuerà a spendersi.
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