Brescia 2040, qualità dell’aria e casa tra i primi punti dell’agenda

Uno studio di Fondazione Campus Edilizia traccia le sfide per la città del futuro che vuole stare al passo con l’Europa: il cammino inizia con opere per 3,6 miliardi di euro
Brescia vista dall'alto
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Ambiente (aria in primis), casa, microcriminalità e innovazione sono i nostri talloni d’Achille (e i nostri primi impegni nell’agenda delle priorità da risolvere). Ma restiamo tra le realtà economiche più importanti del Paese, con una dinamicità che – negli anni – ha portato ad allargare il carnet delle potenzialità e delle vocazioni, in particolare su cultura, università, sport, infrastrutture. Questo per quanto riguarda il confronto dentro i confini nazionali.

Se però allarghiamo l’inquadratura all’Europa, questa immagine si fa più sfocata o, meglio, più lontana rispetto alle 235 «città concorrenti». E siccome è con quelle che Brescia vuole competere, adesso che i dati sono cristallizzati e gli studi approfonditi, c’è bisogno di una strategia che tenga presente sei parametri chiave: lavoro, qualità della vita, accesso alla casa, progetto di futuro (innovazione e servizi), metodo e reputazione.

Lo studio

A fare da bussola in questa lettura è lo studio «Next vision Brescia 2040» che porta la firma della Fondazione Campus Edilizia, un dossier di 310 pagine che squaderna la città (e, in parte, anche la provincia) d’oggi per capire non solo punti di forza e punti di debolezza, ma anche cosa manca e, soprattutto, su quali ambiti e investimenti rimboccarsi le maniche e puntare con una programmazione di prospettiva, così da non farci trovare impreparati nel contesto sociale (non troppo) futuro. In quest’ottica, la Brescia del 2040 inizia il suo cammino con una «dote» di 3,6 miliardi di opere (pubbliche e private) in cantiere, in progettazione o già catalogate come obiettivi da raggiungere. Sono – in sostanza – quelle che già conosciamo: dal tram alla Caffaro, dal depuratore della Valtrompia al parco fotovoltaico all’ex Ideal Standard, dalle ex caserme alla nuova sede dell’Arpa e il museo di Scienze.

Un elenco, questo, che però dev’essere ampliato e incardinato in una strategia e in un gioco di squadra che includa l’area vasta per funzionare davvero. Per capire quanto questo sarà determinante, basta un esempio: uno degli ambiti che più ci spinge in basso nelle classifiche è quello ambientale, a partire dalla cattivissima qualità dell’aria. Quel che si sta facendo non basta, serve più coraggio, ma se questo coraggio lo sfodera solo il capoluogo i risultati saranno frustranti: servono azioni e strategie congiunte, non solo per mano pubblica ma anche per mano privata.

Le sfide

Il costo della casa a Brescia
Il costo della casa a Brescia

I grattacapi a cui la politica cittadina dovrà trovare risposta sono parecchi. Ma una delle patate bollenti peggiori è quella del capitolo welfare: a partire dalla casa, che non solo in città non si trova (siamo passati da una disponibilità di 1.077 alloggi in affitto al mese nel 2014 a un risicato «parco case» attuale, composto da 155 appartamenti) ma è anche sempre più costosa. E il rischio è che Brescia diventi sempre più solo «una città per ricchi», specie considerando gli stipendi del ceto medio.

L’architetto Lorenzo Bellicini (Cresme), durante l’audizione nella Commissione Urbanistica di scena ieri in Loggia (dove era presente anche il direttore della Fondazione Campus Edilizia, Ugo Pagani, che ha ripercorso i criteri con i quali è stato realizzato lo studio) lo ha chiarito senza fronzoli: «Ormai i territori sono in competizione come le imprese. E se nella competizione italiana Brescia emerge come area di forza, in quella europea è invece in difficoltà su diverse aree di comparazione. Il progetto di futuro e la tenuta si giocano quindi sulla capacità di realizzazione». 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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