Bozzoli: a luglio l’ergastolo, la fuga e l’arresto sotto il letto

Era libero, era in vacanza. E poi è sparito nel nulla. Per dieci giorni si sono fatte le ipotesi più varie e suggestive, si sono tirati in ballo documenti falsi comprati al mercato nero, denaro nascosto in paradisi fiscali, la copertura della criminalità organizzata. E poi tutto è finito in un paio d’ore. Dove era cominciato. Nella villa di famiglia sul lago di Garda con il fuggitivo nascosto sotto il letto di una camera matrimoniale.
La fuga
Nei primi dieci giorni di luglio la fuga in tre Stati di Giacomo Bozzoli ha appassionato tutta Italia, rinfoltito le schiere di innocentisti e colpevolisti per il delitto di Marcheno del 2015 e lasciato che si scrivesse e dicesse tantissimo.
Alla fine tra gli investigatori si è diffusa la convinzione che il punto debole del 39enne in fuga fosse il figlio di 9 anni. Il bimbo è stato interrogato in Procura, con tutte le attenzioni previste in casi di quel tipo, e dopo poche ore, il padre è stato individuato nascosto sotto il letto della villa di Soiano del Lago dalla quale era partito, per una vacanza, il 23 giugno.
La fuga del nipote di Mario Bozzoli, ucciso nella fonderia di famiglia nell’ottobre del 2015 e il cui corpo non è mai stato ritrovato, condannato all’ergastolo in primo grado e in Appello per quel delitto, è stata il «giallo dell’estate» nella prima decade di luglio.
La sequenza
Il primo luglio infatti la corte di Cassazione ha respinto il ricorso della difesa dell’imprenditore e dichiarato definitiva la condanna. Nella stessa giornata, avuta comunicazione del passaggio in giudicato della sentenza, la Procura di Brescia ha emesso un ordine di carcerazione e i carabinieri si sono presentati nella villa di Soiano del Lago dove Bozzoli viveva con la compagna e il figlio. E non hanno trovato nessuno.
In poche ore si sono ricostruiti gli ultimi movimenti in Italia della famiglia. Domenica 23 giugno la Maserati Levante con a bordo Giacomo, la compagna e il figlio, prima delle 6 del mattino, era entrata in autostrada a Desenzano. Dopo una sosta di qualche giorno in Francia la famiglia si è registrata in un hotel di Marbella in Spagna. Le foto di Giacomo Bozzoli alla reception dell’hotel e il riconoscimento dell’impiegata hanno dato le conferme. Secondo quanto la compagna ha raccontato, una volta rientrata in Italia, è stato lì che Bozzoli ha saputo della conferma della condanna e che da quel momento ha proseguito la fuga da solo.
Moglie e figlio, con un treno, sono arrivati a Brescia il 5 luglio, ma dall’interrogatorio della donna non sono emersi elementi utili. Nel frattempo, sia negli uffici della Procura che sui giornali, si facevano ipotesi: la Svizzera, Capo Verde, il Sud America. La casa di Soiano è stata sempre sotto osservazione, i telefoni della famiglia costantemente intercettati. L’11 luglio la svolta. Una chiamata ad uno dei telefoni monitorati, la certezza che Giacomo fosse in zona. L’accensione, apparentemente immotivata, di un condizionatore ha dato il via alla perquisizione. Sotto il letto, in boxer e con 50mila euro in contanti, c’era il fuggitivo.
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