Come se un intero paese tornasse a parlare: la mostra a San Gallo

Mentre lo sguardo si sposta da uno scatto all’altro par quasi di sentire i bimbi rincorrersi nei cortili, le risate delle combriccole, i colpi di mazzetta fendere la polvere che si alza dai blocchi sbiancando i volti sfiniti, il vociare nei campi. Mentre li si osserva par di avvertire l’allegria che ne attraversa alcuni, così come la gravità che ne percorre altri. Come se un intero paese tornasse a parlare. È una memoria che vive quella custodita nelle oltre 1.500 fotografie esposte sul colle della Trinità, a San Gallo di Botticino, per la mostra sul paese che fu che domani potrà essere apprezzata da tutti.

L’esposizione
Allestita in uno dei luoghi più cari della frazione, si compone di scatti di Mattina, San Gallo e Sera, di strumenti di lavoro, pubblicazioni, registri, libri paga e quaderni, preziose testimonianze raccolte in anni di ricerche da Giovanni Forti che ha deciso di condividere con la collettività donandoli. Per far sopravvivere quel tempo che non c’è più, quel quotidiano segnato dalla fatica, fatto di strade sterrate percorse da carretti e movimentato dai giochi dei bambini non si perda.

«Offro tutto questo materiale sperando possa divenire un museo - spiega Forti - qui ci sono gli spazi adatti, sarebbe bello si costituisse un’associazione, che qualche realtà, enti o fondazioni lo sostenessero, in questo territorio pregno di spiritualità, in questo posto di incontro che può annullare le distanze tra noi e gli altri».
La mostra si colloca in un luogo simbolo e ora anche di rinascita, non solo perché una decina di volontari ha ripulito e riordinato spazi esterni (viale sterrato, terrazza e prato intorno) e l’ex complesso monastico (stanze che furono aule della Scuola di restauro oggi a Milano, la chiesetta, con le campane tornate a suonare dopo anni), ma anche perché sul colle, da giugno, c’è «La Breccia», comunità che accoglie ragazzi con disagio psichico, dipendenze e guai con la giustizia e che lì, ogni giorno, cercano la propria strada.

L’inaugurazione della mostra, preceduta alle 16.30 dalla messa nella chiesetta, che riapre dopo tempo, e accompagnata da rinfresco, è un momento voluto da comunità e parrocchia per stimolare proprio l’incontro, con l’apertura della prima all’esterno e il territorio che si fa inclusivo. Un po’ come se quella memoria, viva e fruibile, testimone della storia di un paese, della forza della sua comunità, guardasse a ciò che è stato per dare una possibilità al futuro, ricordando che ogni radice, se curata, può ancora dare frutto.
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