Botticino, dopo dieci anni la Leonessa d’Italia fa ritorno a casa

Da incompiuta a Leonessa d’Italia. Tornata, dopo un peregrinare di oltre un decennio, su quelle colline dalle quali era stato cavato il blocco di pietra che la teneva celata.
Si staglia sopra la Valverde, con il suo profilo fiero e la sua imponenza, la scultura in marmo di Botticino che, nel nome, ma pure nel materiale, racchiude tutta la storia di un territorio. E che, rimasta per anni negli spazi di differenti cantieri, con i tratti abbozzati ma mai completati, ora è visibile ai più in tutta la sua interezza.
La vicenda
Stiamo parlando della Leonessa d’Italia, appunto, un’opera di oltre 120 quintali per più di tre metri e mezzo di altezza. È collocata al Bal del Oca, sulla soglia dell’omonima azienda agricola di Luca Casali, idraulico di professione, che sta ridando vita a un appezzamento, con un ettaro di vigneto, e alla casa di famiglia, dove abitavano la nonna e poi lo zio, a Botticino Mattina, in via Calango.

La storia della scultura comincia parecchi anni fa, quando dalle cave venne estratto un blocco di pietra piuttosto importante, di cui rimase il suo semèr, la parte fuori terra e sagomata naturalmente. Ad essa, molto bella ma non impiegabile, si dedicarono i fratelli Tregambe nella loro azienda, intravedendovi il felino e cominciando a lavorare il marmo per liberarlo.
Tratteggiato il profilo e sbozzato un po’ il blocco, poi il tutto si interruppe e la scultura, incompiuta, rimase accantonata per cinque o sei anni, per poi essere trasferita in un secondo cantiere, senza che nessuno vi mettesse mano per altro tempo, e poi nuovamente spostata in un’ulteriore ditta.
Lieto fine
A completarla è infine chi l’aveva iniziata: Giuseppe Tregambe. «Gli ho detto che sarebbe stato bello terminare la scultura – racconta Casali – e lui mi ha risposto che lo avrebbe fatto se l’avessi riportata a casa, e così è stato: l’ho acquisita e portata nella mia proprietà e Giuseppe l’ha ultimata in loco, qui, in questo territorio dove tutto è nato, posizionata in un punto panoramico, a circa 350 metri di altezza, che sovrasta e guarda tutta la Valverde, a pochi passi dalle cave».

Le bancate dalle quali continuano ad essere cavati i blocchi di marmo non distano che qualche centinaio di metri, e dalle stesse si può giungere all’opera collocata anche nelle vicinanze di sentieri e strada, e dunque raggiungibile sia con passeggiate che con le auto e apprezzabile da tutti (al pari della panchina del vino gigante installata sempre da Casali).
«Chiunque può venire a vederla – conferma lui – localizzata come Leonessa d’Italia nella pietra di Botticino, vi sono le indicazioni facilmente consultabili in rete. Vuole essere un omaggio proprio alla nostra pietra, al nostro territorio e a Brescia».
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