Il boss della mala bresciana arrestato per droga a 77 anni

Giancarlo Rossini dalla sua casa continuava a rifornire i pusher. Ha scontato condanne per oltre 20 anni
Gli agenti della Locale sono arrivati a Rossini seguendo alcuni pusher © www.giornaledibrescia.it
Gli agenti della Locale sono arrivati a Rossini seguendo alcuni pusher © www.giornaledibrescia.it
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Seduto al banco degli imputati c’è un signore anziano, che parla con la voce tremante e che, quando si alza, è malfermo sulle gambe. In attesa della prossima udienza, in cui si valuterà la purezza della sostanza che gli è stata sequestrata, dovrà restare agli arresti domiciliari ma con limitazioni minime date le sue condizioni di salute.

Aveva 10 grammi di cocaina e 2mila euro in contanti, ordinaria amministrazione nel mondo dello spaccio. Ma lui non è uno qualsiasi.

Il capo

L’uomo arrestato lunedì pomeriggio dalla Polizia locale di Brescia nella zona di viale Venezia è Giancarlo Rossini, 77 anni, storico boss della malavita bresciana, trafficante di droga di alto profilo e coinvolto, dalla metà degli anni ’90 fino almeno al 2010, in affari di alto livello che hanno coinvolto anche la criminalità organizzata.

A lui gli agenti della Locale sono arrivati seguendo alcuni pusher, individuati nel corso di precedenti operazioni e poi tornati in attività, per capire da chi e dove si rifornissero di cocaina. Persone diverse che sono tutte poi finite a casa di Rossini e che ne sono uscite con blocchi di cocaina da spacciare. Tanto è bastato per far scattare la perquisizione che ha portato ai riscontri, all’arresto e all’udienza in direttissima ieri mattina.

In aula, nonostante gli acciacchi, Rossini ha mostrato di conoscere la macchina della giustizia. E non potrebbe essere diversamente.

I precedenti

Nel 2001 era stato accusato di essere uno dei fiancheggiatori della nuova camorra organizzata e il terminale bresciano di un gruppo di napoletani che secondo le indagini di allora gestivano il grosso dello spaccio della nostra città. Negli anni successivi fu anche accusato di organizzare festini a base di droga e ragazze compiacenti nell’allora Bar Fornaci di via Corsica a cui partecipavano anche esponenti delle forze di polizia che, in cambio, lo avvisavano per tempo di eventuali azioni nei suoi confronti.

Proprio quello stabile, sequestrato e poi confiscato, fu uno dei primi che venne destinato ad attività sociali.

Più recentemente, nel 2011, finì di nuovo al centro di una inchiesta perché, intercettato, aveva manifestato l’intenzione di «farla pagare» ai magistrati che nel corso degli anni gli avevano sequestrato immobili e capitali. 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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