Berlino avverte Netanyahu: «Riconoscere ora la Palestina»

Se le parole hanno un peso, quelle pronunciate dal ministro degli Esteri tedesco, Johann Wadephul, potrebbero preludere a una svolta epocale nella politica della Germania in Medio Oriente. «Israele si trova sempre più in una posizione di minoranza», ha affermato, sottolineando come per la Germania il riconoscimento della Palestina «deve avvenire alla fine di un processo negoziale che - ha incalzato il ministro - deve iniziare ora». Berlino, quindi, non seguirà la Francia nel riconoscimento tout court dello Stato della Palestina ma, di fatto, sembra aver perso la pazienza nei confronti del governo di Benjamin Netanyahu.
La reazione
Un esecutivo che, in Europa, senza una vera svolta umanitaria a Gaza, rischia di perdere quasi tutti i suoi alleati. «La Germania sarà costretta a reagire a passi unilaterali», ha avvertito il titolare della diplomazia teutonica prima di partire per il Medio Oriente, riferendosi alla soluzione dei due Stati. L'appuntamento da segnare con il cerchio rosso resta quello dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite di fine settembre. Il punto è che, guardando alla situazione della Striscia, allo stato dell'arte dei negoziati con Hamas per il rilascio degli ostaggi e alle continue dichiarazioni incendiarie di una parte del governo Netanyahu, quell'appuntamento appare lontanissimo. Proprio il premier israeliano ha incontrato ieri l’inviato Usa per il Medio Oriente, Steve Witkoff con cui ha avuto un «colloquio produttivo». Witkoff e l'ambasciatore Mike Huckabee saranno oggi a Gaza per controllare la distribuzione degli aiuti.
Oltre alla Francia, anche il Portogallo ha annunciato che a settembre riconoscerà la Palestina, decisione che il premier di Malta, Robert Abela, ha certificato nelle stesse ore. Il gruppo, in Europa, potrebbe allargarsi. In Belgio è forte la pressione sul primo ministro Bart De Wever. Mentre il presidente della repubblica finlandese Alexander Stubb ha affermato che, se il governo di Helsinki lo proporrà, è pronto ad approvare il riconoscimento della Palestina, visto che è a lui che spetta l'ultima parola.
La Svezia, dal canto suo, ha chiesto all'Ue di congelare la parte commerciale dell'accordo di associazione con Israele. A resistere resta l'Italia di Giorgia Meloni. Ma non c'è solo l'Europa a muoversi verso il riconoscimento della Palestina.
Il Canada, dopo il Regno Unito, è diventato il terzo Paese del G7 a passare dalle parole ai fatti. L'Australia ha spiegato che il passo diplomatico è in via di valutazione. Il pressing diplomatico dell'Occidente va a contrastare il fine ultimo dei partiti della destra israeliana: rendere impossibile i due Stati. «I ministri della Difesa Israel Katz e della Giustizia Yariv Levin lavorano da molti anni per attuare la sovranità israeliana in Giudea e Samaria (Cisgiordania)», afferma una nota.
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