Baronio: «I sindaci tornino a essere veri amministratori»

Angelo Baronio, condirettore scientifico Hub della conoscenza, è stato sindaco di Leno per 12 anni (dal 1975 al 1987), e prima vice per altri 5 anni. Conosce quindi molto bene la macchina amministrativa.
Qual è lo stato di salute dei Comuni?
I Comuni sotto i 5mila abitanti non sono più grado di gestire la macchina amministrativa, e non solo perché il personale di cui disporre si assottiglia sempre più, ad assottigliarsi sono anche le risorse economiche di cui disporre. Ma le difficoltà ci sono anche nei Comuni più grandi.
Cosa si può fare?
Di fronte a questa urgenza c’è una sola via da perseguire: fare aggregazione. Da soli non c’è speranza.
Lei parla di urgenza, ma l’impressione è che non sia una percezione così diffusa.
È vero, anche se di fronte a noi non ci sono segnali, ma dati di fatto. Faccio un esempio, quando i tecnici del Comune vanno in pensione ci si trova nell’impossibilità di sostituirli.
Perché?
Perché i bandi vanno praticamente deserti, e quando trovano partecipazione non c’è nessuno all’altezza delle competenze richieste.
Va anche detto che il pubblico impiego (soprattutto per l’aspetto economico) riscuote sempre meno appeal tra i giovani.
È proprio così. I neodiplomati e neolaureati preferiscono fare altre esperienze, magari all’estero. Il posto fisso in Comune nemmeno lo prendono in considerazione. A mio avviso, sbagliando.
Molto difficilmente si potrà invertire la tendenza, le paghe quelle sono.
Il sistema è oggettivamente troppo rigido rispetto al passato, non essendoci spazi di manovra premiali è impossibile attrarre chi ha capacità. Figuriamo cosa accade quando va in pensione un tecnico, che magari si è occupato di pratiche del Comune per trent’anni.
Peraltro, nei paesi più piccoli, lo spazio di azione è comunque limitato.
E qui torniamo alla necessità di fare aggregazione, di fare squadra. Facciamo l’esempio dei bandi pubblici, già oggi i Comuni si uniscono per potervi accedere presentando più progetti, altrimenti chi ha pochi abitanti non potrebbe nemmeno partecipare.
Come Hub della conoscenza avete inviato una mail ai 43 Comuni del vostro territorio per verificare lo stato dell’arte. Cosa vi aspettate?
Il nostro intento è certo quello di farci raccontare a che punto è la transizione digitale, quali sono i modelli di gestione applicati, altre domande riguardano l’associazionismo. Ma vogliamo anche sensibilizzare i sindaci.
Su che tema?
Sulla valanga che li sta per sommergere.
Non usa certo giri di parole.
Non è più possibile farlo, tutti dobbiamo avere consapevolezza della situazione in cui ci troviamo.
Ce la descriva.
Per difendersi dal Barbarossa le comunità si univano, altrimenti non c’era possibilità di resistere. La minaccia di oggi si muove su tre fronti: deserticazine delle attività, denatilità e impossibilità a erogare i servizi per i Comuni. Come reagire? Lo ripeto: come nei secoli passati, facendo squadra.
Lei punta il dito contro i sindaci, a suo avviso miopi e inconsapevoli, non le sembra di essere troppo severo?
No. Io non parlo di ipotesi future, leggo la realtà. E lo faccio con gli occhi di chi si occupato della cosa pubblica.
Perché lei dice che la Bassa è particolarmente penalizzata?
Punterei su due aspetti. Da un lato, l’assenza di un soggetto sovra-comunale in grado di definire politiche a supporto della competitività delle imprese o dei progetti finalizzati ad aumentare l’attrattività del territorio la penalizza rispetto ad altre aree omogenee, si pensi alle Comunità montane.
E l’altro?
La prevalenza di una economia agricola e di aziende di piccole dimensioni rende le sfide ancora più complesse rispetto ad altri territori in cui sono attività soggetti istituzionali e portatori di interesse delle imprese con una specifica vocazione al cambiamento.
Voi cosa proponete?
Noi diciamo ai sindaci: troviamoci e studiamo il modello più adatto. Un consorzio, faccio un esempio, che offra le professionalità di cui i Comuni non dispongono. Uno strumento operativo che sia agile ed efficiente. Ma ripeto: il modello più adatto lo individuiamo attraverso il percorso.
Qual è stata la risposta dei sindaci?
Abbiamo invitato tutti i sindaci ad un incontro conoscitivo, diciamo così. Su 43 ne sono venuti meno della metà.
C’è ancora da lavorare.
Serve un loro sforzo per una soluzione possibile. Vorrei aggiungere una considerazione sulla figura del sindaco.
Dica.
Oggi troppo spesso sono passati da amministratori ad amministrativi. Per vari motivi, anche non per colpa loro. Ma il sindaco è colui che decide, che ha la responsabilità del futuro, per far questo serve avere una prospettiva.
E idee da poter realizzare.
Esatto. Noi diciamo: visto che oggi il campo di azione è limitato, ma le sfide no, troviamo una strada comune, uniamoci nel modo migliore. Altrimenti il futuro è burrascoso.
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