Avs avverte Azione: «Niente dialogo con i neofascisti»

Il botta e risposta nasce «in casa», nella maggioranza: Sinistra italiana- Avs da un lato, Azione dall’altro. E il punto è: dove si sceglie di parlare e, soprattutto, con chi. Il contesto: il 2 ottobre si discuterà del caso Iveco. Ma la cornice (questo il j’accuse di Avs) non è neutra: l’incontro, infatti, è promosso da Brescia ai bresciani e da Barricata Brescia, due realtà ricondotte al neofascismo locale. Proprio per questo, a colpire la Sinistra non è la presenza dell’on. Cristina Almici, «vista la prossimità di Fratelli d’Italia a questi gruppi, spesso ospitati nelle proprie liste», ma quella di Fabrizio Benzoni, parlamentare, consigliere in Loggia e segretario regionale di Azione.
«Sono gli stessi gruppi neofascisti che hanno sfilato a ranghi serrati invocando la remigrazione, che si sono caratterizzati per una propaganda violenta contro l’Amministrazione Castelletti, protagonisti di azioni notturne di contestazione e di ignobili iniziative in città».
Per la Sinistra, la presenza di Benzoni non può essere normalizzata nel nome del confronto: «Queste realtà andrebbero sciolte e consegnate all’oblio, non considerate come interlocutori. Benzoni, nella scelta delle sue presenze, farebbe bene a rimanere nel contesto democratico. Gli chiediamo, ancora, di non partecipare».
Ma è nel giudizio sul leader di Azione, Carlo Calenda, che il fronte si allarga: bersaglio è il suo post sulla vicenda di Ilaria Salis, europarlamentare eletta con Avs, in cui il senatore scrive: «Il problema è Orban, ma anche candidare una persona che va in giro a spaccare teste».
La replica di Sinistra italiana, per voce del segretario cittadino Mattia Datteri, è tagliente: «In barba ad ogni garantismo, in spregio ad ogni garanzia delle società liberali, il centrista dei Parioli si erge a giudice supremo e lancia la sua sentenza». E la chiusura del comunicato è quasi un epitaffio: «Azione, dove vai? La direzione appare chiara. E non è conciliabile con i nostri valori».
Una domanda che non resta a lungo senza replica. Azione Brescia, infatti, difende la presenza di Benzoni come atto politico responsabile, non come adesione all’ambiente che lo ospita. «Per noi - dichiara la segreteria provinciale - la priorità è difendere l’industria, l’occupazione e il tessuto economico della nostra città. Quando si discute di un tema strategico come il futuro di Iveco, Azione c’è: a prescindere da chi organizza, purché l’incontro sia pubblico, aperto e nel rispetto delle regole democratiche». Quindi, il piano più ampio: «L’antifascismo non è uno slogan da sventolare contro l’avversario politico, ma un valore fondativo della nostra democrazia». E subito dopo arriva l’avvertimento: «Azione non accetta patentini da nessuno: il nostro impegno per la libertà e la democrazia è scritto nella nostra storia, politica e personale». Quanto a Calenda, la segreteria precisa: «Prendere posizione non significa accreditarsi a destra, ma difendere i principi di una società libera e pluralista».
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