Aree agricole Caffaro: c’è un progetto pilota per «riutilizzarle»

La proposta dell’assessore Maione punta a un mix: produzione di energia, fitobonifica e bosco urbano
Da sinistra Castelletti, Fasano, Maione - © www.giornaledibrescia.it
Da sinistra Castelletti, Fasano, Maione - © www.giornaledibrescia.it
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Premessa: per il momento si tratta ancora di una proposta (anche se non parte proprio senza basi). E per essere tradotta in realtà le serve il nullaosta di altri tre protagonisti fondamentali: i proprietari delle aree, il commissario straordinario del Sito di interesse nazionale, Mauro Fasano, e la sindaca Laura Castelletti per la Loggia. Detto ciò, un’idea c’è e posa, per la prima volta in modo concreto, il cannocchiale politico su un capitolo da cui in molti sono stati alla larga dal 2001 in avanti: i terreni agricoli privati avvelenati dalla vecchia Caffaro Chimica e ancora infestati e zuppi di Pcb, diossine e metalli pesanti.

Una questione privata

La voce è quella dell’assessore regionale all’Ambiente Giorgio Maione, che in sostanza mette sul piatto un progetto che viaggia su tre binari paralleli, un mix di funzioni che contempla: produzione di energia, bosco urbano e fitobonifica.

«Questa - ribadisce l’assessore - è la prospettiva auspicata dalla Regione. È chiaro che deve avere il consenso dell’intera filiera, a partire dai proprietari». E non sono pochi: la condizione è che se non tutti, almeno la gran parte, siano favorevoli a questa operazione e per renderlo possibile bisogna in primis metterli tutti attorno a un tavolo. «Si tratta di un modo, una possibilità, per rendere remunerative queste aree creando spazi per la produzione di energie rinnovabili favorite anche dall’attuale comparto normativo. A questo si aggiungerebbe la creazione di boschi urbani che evitino bolle di calore e che creino a loro volta le condizioni per attuare la fitobonifica» puntualizza Maione.

Tutto ciò lasciando la proprietà dei terreni ai privati che (anche a titolo risarcitorio per i danni subiti) potrebbero (almeno) incassare i canoni di affitto.

Il modello

Non si partirebbe proprio da zero per costruire l’architettura di questa operazione. «Nel corso di quest’anno, abbiamo anche lavorato per creare dei modelli di business per il recupero dei 74 chilometri quadrati di aree dismesse e da bonificare mappate nel perimetro della Regione Lombardia. L’obiettivo - spiega l’assessore - è arrivare a un utilizzo compatibile, al recupero ambientale e appunto alla produzione di energia rinnovabile».

Caratteristiche che il titolare dell’Ambiente vede compatibili e rintraccia nel quadro bresciano. Il mix di funzioni composto da bosco urbano, fitobonifica e produzione di energia «è uno schema che in Lombardia abbiamo studiato per tutte le aree da risanare e - conclude Maione - i terreni della Caffaro potrebbero essere i candidati ideali su cui sperimentare il modello».

Per entrare nel merito di questo scenario, analizzandolo, approfondendolo e avviando l’interlocuzione con i proprietari, si attendeva di archiviare il capitolo del maxi bando di bonifica della cittadella industriale. I tempi sono quindi maturi, almeno per un confronto istituzionale. Il che significa che sarà uno dei prossimi temi al centro del Tavolo di lavoro regionale dedicato al Sin di Brescia.

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