L’avvocata dei Regeni: «I diritti dei migranti sono anche i nostri»

«L’unica riparazione per chi ha subito una violazione dei diritti umani è la verità. La verità processuale. La giustizia». È questa la missione dell’avvocata Alessandra Ballerini. È questa la ragione per la quale la professionista specializzata in diritti umani e immigrazione, difensore delle famiglie di Giulio Regeni e di altri italiani uccisi all’estero, e oggi in campo per sostenere la causa di Alberto Trentini, il volontario arrestato in Venezuela il 15 ottobre scorso, ha ricevuto la Melvin Jones Fellowship, la più alta onorificenza lionistica, direttamente dalle mani della presidente del Lions Club Brescia Capitolium Laura Tonti Canali e dalla vicepresidente Anna Maria Gandolfi.
Diritti ed egoismo
L’avvocata Ballerini, premiata nella sala del Camino di palazzo Tosio Martinengo della Palle di via San Martino della Battaglia («nello stesso edificio che ospita la Casa della Memoria, la massima espressione della ricerca della verità a Brescia» ha sottolineato nel suo intervento l’assessore Valter Muchetti), si è soffermata sul senso di lottare per la tutela dei diritti umani. «C’è dell’egoismo. I diritti umani sono indivisibili e universali. Se vengono toccati, la loro lesione ferisce tutti noi. È per questa ragione che dobbiamo difenderli tutti insieme».
«Mi capita ogni giorno – ha raccontato Ballerini – di avere profughi in studio. Persone che recano addosso i segni delle torture che subiscono. Ed è straziante capire dalle loro ferite fino a che punto l’uomo sia in grado di arrivare. L’uomo per fortuna sa anche riparare ai suoi errori». O almeno dovrebbe.
Morire per un diritto
L’avvocata Ballerini da anni si batte per l’accoglienza di chi fugge da guerre e torture. «C’è una parola bellissima: asilo. Letteralmente è un posto senza cattura. La tana del nascondino. È un diritto che riconoscono tanto i Trattati e le Convenzioni, quanto la nostra Costituzione a chi scappa da conflitti e situazioni in cui i diritti umani sono calpestati. Per esercitarlo non dovrebbe essere necessario attraversare deserti, subire torture in centri di detenzione, pagare scafisti e morire in mezzo al Mediterraneo, come l’anno scorso è successo ad almeno 2500 persone. Ho sentito nostri ministri dire che sono sconsiderati i padri che affidano i loro figli agli scafisti. Io credo che siano sconsiderate le leggi che impediscano a quei padri di portare i loro figli al sicuro, che impediscano a chi scappa di esercitare il loro diritto di asilo senza rischiare di morire».
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