Yara, Bossetti abbronzato e nervoso: tra aula blindata e fan

Curato e abbronzato. Ma anche nervoso. Al processo d'appello del caso Yara-Bossetti, nell'aula blindata anche fan dell'imputato
BOSSETTI, TENSIONE IN AULA
AA

Jeans, camicia bianca e abbronzatura da mare. Chi si aspettava di vedere Massimo Bossetti provato ha dovuto ricredersi davanti all'immagine di un imputato arrivato in aula senza nemmeno un capello fuori posto. Taglio appena fatto, così come il pizzetto. «Ma come fa ad essere così abbronzato stando in carcere?» è la domanda sulla bocca dei circa duecento, tra giornalisti e pubblico, che assistono all'apertura del processo in Corte d'Assise d'Appello.

Macchine fotografiche e telecamere restano fuori dal Tribunale mentre i telefoni cellulari finiscono nelle mani dei carabinieri all'esterno dell'aula 64 e messi in busta chiusa. Un cellulare, una busta e un numero per il ritiro. Quando entra in aula, e la Corte lo autorizza ad abbandonare la cella di sicurezza per sedersi al fianco dei suoi legali, Massimo Bossetti cerca e trova la mano della moglie Marita. Una stretta veloce poi lui si siede sui banchi in prima fila e lei, giacca a fiori, pantalone nero e scarpa con il tacco, subito dietro. Tra il pubblico invece la madre e la sorella, salutate con un cenno. «È carico» aveva detto alla vigilia l'avvocato Claudio Salvagni.

Il muratore di Mapello in verità appare fin da subito molto nervoso. Nel corso della requisitoria commenta più volte con i suoi legali, poi qualche frase alla moglie con gli agenti di Polizia penitenziaria che gli chiedono di non dare le spalle ai giudici, fino al vero e proprio battibecco con il sostituto pg Martani, con tanto di richiamo del presidente della Corte.

Qualche fila dietro, la sorella e la madre parlottano tra loro. Lo hanno fatto spesso durante la lunga requisitoria dell'accusa. Con Marita le due donne non si sono mai incrociate. Non all'arrivo in Tribunale a Brescia dove prima entrano Ester Arzuffi e Laura Letizia Bossetti e qualche minuto dopo la moglie dell'imputato e nemmeno in aula durante le pause del processo.

Tutte e tre hanno dovuto però affrontare la coda che già alle 8 del mattino si era formata all'ingresso del Palazzo di Giustizia di Brescia. «Abbiamo preso ferie», racconta una coppia di anziani. «Non ho perso un'udienza nemmeno a Bergamo», aggiunge un signore che si definisce «fan di Bossetti». Il muratore di Mapello può contare sul sostegno di un gruppetto di persone che ha aperto una pagina Facebook per dire «che non è lui il colpevole». Occupano la penultima fila riservata al pubblico e quando l'accusa chiede la conferma della condanna all'ergastolo con isolamento diurno si alza qualche mugugno. «Ma come si fa?», commenta una delle donne del «fan club Bossetti».

Hanno già segnato sulle loro agende le date del 6, del 10 e del 14 luglio quando è attesa la sentenza.

 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia