WhatsApp vietato agli under 16 è un'utopia

I giovanissimi bresciani sanno già come aggirare le regole: «Abbiamo sempre l’ok di mamma e papà»
PRIVACY: DAL 25 MAGGIO SI CAMBIA
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Il 25 maggio 2018 si avvicina a grandi passi e tutti - giganti del web in prima fila - corrono ai ripari. Ancora pochi giorni e il famigerato (e temutissimo) Gdpr, il nuovo regolamento europeo sulla privacy, entrerà in vigore. Facebook, Instagram e WhatsApp (i social network e la chat più usati al mondo) hanno già annunciato la modifica imminente delle proprie condizioni d’uso. In pratica, vieteranno l’utilizzo ai minori di 16 anni, se non con l’esplicito consenso dei genitori.

Encomiabile zelo digitale? È probabile che Mark Zuckerberg abbia fatto tesoro dello scandalo Cambridge Analytica, che lo ha investito nelle scorse settimane con l’accusa di aver ceduto i dati dei propri utenti ad aziende di ricerca piuttosto controverse. Come a dire, salviamo la faccia almeno stavolta.

Mark Zuckerberg. Ceo di Facebook.// FOTO ANSA
Mark Zuckerberg. Ceo di Facebook.// FOTO ANSA

General Data Protection Regulation: suona altisonante come una pietra miliare capace di rivoluzionare la storia digitale. Sarà davvero così? Partiamo dalla normativa: l’articolo 8 del Gdpr prevede che la raccolta dei dati personali da parte delle piattaforme digitali, per gli utenti con meno di 16 anni, debba passare dal consenso parentale. Tradotto: i ragazzini non potranno più stare sui social senza il permesso dei genitori.

Ma come farà WhatsApp, ad esempio, a verificare l’età dei suoi iscritti? E a raccogliere le autorizzazioni delle famiglie? Non è ancora dato sapere. Per ottenere l’accesso alla chat, al momento è sufficiente possedere una sim telefonica e non serve nemmeno dichiarare l’età. Per Facebook e Instagram, invece, è ancora più facile: basta bluffare sull’anno di nascita e in un clic è fatta. Nessun controllo, nessuna conseguenza.

«Ho 15 anni e uso WhatsApp da almeno tre anni, così come Instagram». A parlare è Alessandro, che si è iscritto anche a Facebook dichiarando di essere nato nel 1995. «Non serve un genio e poi non controlla nessuno. Comunque mia mamma lo sa ed è d’accordo, dunque penso mi darà il permesso anche dopo il 25 maggio. Le chat mi servono per scambiare foto e musica con i miei amici e per accordarmi sugli orari quando devo uscire. Farne a meno adesso mi dispiacerebbe, perché mi serve e lo uso tutti i giorni. Rinuncerei a Facebook, piuttosto, che per quelli della mia età è ormai superato. Meglio Instagram. In ogni caso, per usare le chat, saprei trovare il modo di aggirare i divieti».

Conferma Marco, 12 anni: «Io uso WhatsApp anche per la scuola: con i miei compagni ci passiamo i compiti, le informazioni sulle verifiche e senza ho paura che mi sentirei isolato. Immagino che i miei genitori mi permetteranno di continuare ad usarlo, a patto come sempre che lo faccia con prudenza». Anche Daniel, 10 anni, usa le chat con il telefono della mamma: «I miei genitori mi hanno insegnato come comportarmi su internet, dunque non ho paura che mi facciano smettere. Siamo già d’accordo: non devo mai fare niente di nascosto o pericoloso, come nella vita vera».

In attesa di capire in che modo saranno applicate praticamente le nuove norme, il quesito resta: siamo sicuri che la grande rivoluzione annunciata cambierà davvero qualcosa? Basterà una casella da spuntare affinché i ragazzi (e gli adulti) comprendano la delicatezza e l’importanza della tutela della privacy? Staremo a vedere. Nel frattempo, il buonsenso sembra essere l’unica guida utile.

 

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