«Volevo morire, ma oggi ho capito che i deboli sono i bulli»

La 17enne bresciana da vittima di bullismo a testimonial di una rinascita. «Mi dicevano "ammazzati", ma erano loro quelli deboli»
BULLISMO, STORIA A LIETO FINE
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«Mi chiedevo cosa stessi facendo, ma credevo fosse l'unica cosa giusta. Ho trasformato il dolore in rabbia. Così tanta rabbia da riuscire a sfogarla solo contro di me». La voce è di una 17enne bresciana vittima di bullismo, Chiara, anche se il nome, per proteggerla, è di fantasia. È stata lei stessa a raccontare la sua storia alla trasmissione Vertigo, in onda ieri su Rai 3 in prima serata.

In un’intervista condotta da Giuseppe Rinaldi Chiara ha condiviso con il grande pubblico ciò che ha vissuto quando aveva solo 14 anni ed era vittima delle angherie, ma anche dell’indifferenza dei suoi coetanei. «Rubavo rasoi a mio padre, aghi per cucire a mia madre, taglierini a mio fratello e mi autoinfliggevo delle punizioni tagliandomi perché mi sentivo inutile e sbagliata. È stato così per un anno» ricorda la ragazza. «Sui social network, protetti dall'anonimato, mi dicevano "ammazzati"» aggiunge rivivendo ancora il dolore che le procuravano quei momenti.

Quando si convince di aver toccato il fondo, Chiara con l’aiuto della famiglia trova la forza di reagire e la sua storia agganciata anche dal poliziotto Domenico Geracitano in uno dei tanti incontri organizzati dalla Questura di Brescia nelle scuole contro il cyberbullismo, diventa motivo di speranza e di coraggio anche per altri coetanei che vivono le stesse paure, si sentono esclusi dal gruppo e presi di mira dal branco.

Perché anche se il percorso è stato lungo e in salita oggi Chiara ha capito che quella debole non è lei, ma chi per anni l’ha perseguitata«I bulli si sentono più forti prendendo di mira gli altri. Sono convinti di superare così le loro debolezze. Ma è orribile sapere che qualcuno possa arrivare a stare male, tagliarsi o addirittura uccidersi per colpa tua».

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