Vittoria Alata, tecnologia spaziale al servizio dell’emozione

Dietro l’apparente leggerezza dell’intervento di Baldeweg c’è tutto un lavoro di altissima tecnologia (e di sponsor tecnici) che garantisce sicurezza e controllo all’opera e alla struttura. Dallo «scheletro» interno che connette le parti della statua e che regge la struttura, studiato dal dipartimento di Ingegneria meccanica e aerospaziale dell’università La Sapienza di Roma e realizzato dall’azienda bergamasca Capoferri sotto la supervisione dell’Opificio, al basamento in pietra di Botticino, dono del Consorzio dei produttori, connesso ad una piattaforma antisismica posta sotto il pavimento della cella, progettata dalla giapponese Thk con il Politecnico di Milano. MilanIngegneria si è occupata dei calcoli.
Una serie di sonde all’interno della statua e sulle pareti controlla costantemente i valori di umidità e temperatura, che devono restare costanti per non compromettere la conservazione del bronzo, lega metallica particolarmente sensibile alle variazioni climatiche.Di altissimo livello anche il progetto illuminotecnico, realizzato ad hoc da I Guzzini su indicazione dell’architetto Navarro Baldeweg: il corpo illuminante sospeso al soffitto come una luna stilizzata, contiene anche il faro che, puntato sulla parete, crea l’alone che simula il «fantasma» dello scudo perduto della Vittoria, immediatamente visibile a chi accede all’aula.
A2A ha realizzato tutti gli impianti tecnici, meccanici, di condizionamento e antincendio, mentre Apice e Agliardi hanno provveduto alla movimentazione e al trasporto dell’opera da Brescia all’Opificio di Firenze e ritorno. La copertura assicurativa è stata garantita da Siat.
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