Vite da marciapiede: prostituzione in aumento
Presenze in aumento da via Milano a via Serenissima. Il racconto di un trans di San Paolo.
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Le trovi immortalate su Google street view, tanto sono parte integrante del paesaggio. Alle prostitute in strada l’occhio, anche quello elettronico, si abitua. In città sono tornate a farsi rivedere in via Ugoni, mentre restano i presidi classici come viale Piave, la Bornata, via Serenissima, via Milano e via Vallecamonica. O il Carmine. Chi lavora per assisterle certifica una presenza in aumento negli ultimi mesi.
In strada si incontrano ragazze dell’Est e nigeriane: gruppi che hanno zone specifiche suddivise in base al controllo della criminalità. Di recente si sono cominciate a vedere anche donne cinesi, verso la zona di Ponte Mella: le tariffe, naturalmente ufficiose, vanno dai 5 ai 20 ai 50 euro.
Ma la strada è la punta dell’iceberg: ci sono centri massaggi con tanto di forum in internet che consigliano quelli con le migliori prestazioni e bacheche con annunci più o meno discreti per incontri in appartamento. Sono i marciapiedi, però, a fornire la spia di un fenomeno tornato a crescere.
In via Vallecamonica, Ospitaletto e Castegnato le strade parlano portoghese. In questa zonaa prostituirsi vi sono molti trans. «La maggior parte arriva dal Brasile, ma anche da Colombia ed Ecuador», racconta uno di loro partito 18 anni fa da San Paolo e che ha accettato di raccontarci la sua vita sulla strada. «Non so spiegare perché un uomo sceglie di venire con noi. Cerca sicuramente la trasgressione». E i clienti non mancano. «Spesso sono giovanissimi, a volte hanno compiuto 18 anni da poco. Addirittura qualcuno si approccia con noi solo per conoscere il mondo del sesso. Ma la fascia d’età che va per la maggiore è quella dei quarantenni».
L’incasso di una notte resta top secret, ma insistendo capiamo che chi ci parla non guadagna meno di 500 euro. A notte. «In questi 18 anni in Italia ho lavorato tanto e guadagnato tanto. Se volessi tornare in Brasile oggi potrei vivere il resto dei miei giorni senza fare niente».
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
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