Violenze, il racconto di una donna: «Pensavo fosse cambiato e invece l’incubo continua»

Che il limite di sopportazione sia stato superato ormai da un pezzo lo dimostra l’approccio all’intervista. «Mi garantite l’anonimato? Vi ringrazio, ma per come sono messa, potete anche mettere nome e cognome. Ormai è una battaglia che mi sta togliendo tutto». A parlare è una donna e madre di due figli alle prese con un marito diventato ex, che non accetta la fine della relazione. «Dalla gelosia durante il matrimonio siamo passati alla violenza. L’ho fatto arrestare, ma non è bastato. Ha ricominciato una volta fuori dal carcere e dopo aver patteggiato una condanna in fase di indagini» si sfoga la donna.
Quanto è stato difficile denunciare il suo ex marito?
«È stato difficilissimo. Perché oltre a vivere un fallimento personale mi sono sentita anche sulla coscienza le conseguenze che poi ha questa persona, che è sempre il padre dei miei figli. Io ho detto basta dopo 18 anni di matrimonio segnati dalla sua gelosia. Ed è iniziato un incubo»
Cosa è successo?
«La gelosia da parte sua c’è sempre stata, non posso negarlo, però all’inizio ero in qualche modo lusingata. Poi però tutto è degenerato. Inventava relazioni, rovinava qualsiasi tipo di amicizia avessimo come coppia. Dieci anni fa decido di lasciarlo, ma poi torno sui miei passi in una fase delicata della mia vita. Quando mia mamma ha avuto gravi problemi di salute, la prima persona che ho chiamato è stata mio marito e il mio cervello ha detto: "Se lo hai chiamato vuol dire che c’è ancora qualcosa da salvare". E ci abbiamo riprovato».
E come è andata?
«Malissimo. Ben presto ha ricominciato a vedere situazioni che non esistevano. Gelosie folli e ho detto che non potevo andare avanti. E ho chiuso. Ma è iniziato il mio tunnel infinito nel quale sono ancora dentro».
Cosa ha vissuto in questi anni?
«L’ho lasciato e lui diceva che avevo un altro uomo. Una falsità. Sono andata a vivere con i miei figli e mio marito faceva appostamenti sotto casa, mi minacciava al telefono e inviava messaggi tremendi. Era arrivato a tentare di buttare giù la porta di casa convinto che ci fosse un uomo con me. Ma non c’era nessuno. L’ho denunciato più volte. È stato convocato in Procura e il pm gli ha detto che stava rischiando. Ha proseguito e febbraio scorso è stato arrestato dopo l’ennesimo episodio violento. Ha passato un mese in carcere. E io a quel punto ho commesso un errore».
Lo ha perdonato?
«Ho accettato che uscisse dal carcere. Pensavo avesse capito dopo un mese dietro le sbarre. E invece ha ricominciato con atteggiamenti aggressivi. Non molla e ora sono nuovamente chiamata a prendere decisioni pesanti nei confronti di quello che è il padre dei miei figli. Non può più vedere i ragazzi perché gli è stata revocata la potestà genitoriale. Ha visto uno dei due figli una volta perché c’erano altri parenti e lui cosa ha fatto? Ha iniziato a ricattarmi. "Se tu mi attacchi io dico che ho visto il ragazzo così te lo tolgono". La violenza che una donna subisce è enorme, ma forse fa ancora più male la solitudine in cui si trova. Tutte le persone attorno sono scappate e sono arrivata a chiedermi se fossi io la persona sbagliata. Quando succedono questi episodi la gente si ritira e non vuole sapere nulla. Ho amici che mi hanno detto "sai tra moglie e marito...", ma la nostra non era una discussione. Questo mi stava ammazzando».
Adesso come sta?
«Sono stremata, ma non ho paura di lui, ma di me. Ho paura delle mie reazioni perché sono al limite, la situazione è diventata troppo pesante. Ascolto quello che mi consigliano gli avvocati, aspetto la giustizia, ma non è facile. Mi reputo una donna forte ma a volte dentro di me penso di mollare, ma poi dico che non è giusto. Mi sento abbandonata. Mi sono rivolta anche ad un’associazione che si occupa di violenza contro le donne, ma non posso pensare di andare in una struttura protetta come mi è stato indicato. Sarebbe un esilio senza data di scadenza. Noi donne maltrattate siamo sole ed è per questo che a volte non denunciamo. E continuano a subire».
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