Via Marsala, negozi e case dal palazzo fatiscente

È rimasta una libreria, che traslocherà nelle prossime settimane. Il negozio di alimentari Al Bengal, invece, ha chiuso da tempo. Di residenti nemmeno l'ombra da anni. Sui muri decrepiti qualcuno si è sbizzarrito a tracciare scritte e figure: cuoricini, ghirigori, No Tav, kebab... Tanto per sporcare sullo sporco. Intorno all'edificio le transenne delimitano il cantiere sulla strada. I lavori sono iniziati a fine gennaio, andranno avanti per quindici-sedici mesi. È l'intervento di ristrutturazione più grande in corso in questa zona del centro storico, e perciò salta subito all'occhio, verso la fine di via Capriolo, direzione Calatafimi.
Un palazzo su tre strade: Elia Capriolo (civici 39-41A), Francesco Lana (numero 21), Marsala (18A). L'impresa che sta realizzando le opere è la Torre di Brescia, i progettisti sono l'ing. Enzo Ragni, gli architetti Daniela Valsecchi e Arrigo Taini dello studio Cotefa, proprietaria dell'edificio è la società Ardodici. Nel cuore malaticcio della città, una dose di ricostituente non può che fare bene.
«Immagino la sua sorpresa e la sua domanda: chi sono quei pazzi che in questo periodo si mettono ad avviare cantieri del genere?» Scherza, ma non troppo l'ing. Ragni, una lunga esperienza di progettazione anche all'estero. In effetti... L'intervento, spiega il professionista, è a scatola chiusa, non sarà in balìa del mercato. Gli spazi hanno già un titolare. L'edificio, a parte un paio di attività commerciali al pianoterra, era vuoto da anni. Un guscio abbandonato, fatiscente e senza futuro, uno dei tanti nei paraggi. Fino all'acquisto da parte di Ardodici, che ha affidato allo staff di Ragni l'incarico di risanare quest'angolo di centro storico.
Nell'aprile dell'anno scorso, illustra l'arch. Daniela Valsecchi, si sono avuti i primi contatti con gli uffici comunali per elaborare il progetto ed ottenere la licenza edilizia, in ottobre è arrivato il via libera, nel gennaio di quest'anno l'apertura del cantiere. Nella primavera del 2014 la fine dell'intervento. Il palazzo ha un'origine antica, probabilmente risale al XVII secolo. Più volte è stato però rimaneggiato, tanto da non vantare più particolari pregi architettonici: «Non c'erano nemmeno vincoli della Sovrintendenza» spiega l'arch. Valsecchi. L'unica vestigia è la doppia loggetta del Seicento visibile nel cortiletto interno, che sarà valorizzata. Per il resto l'immobile verrà svuotato completamente, recuperando solo i solai in legno.
Al pianoterra sono previsti spazi per due negozi/uffici con vetrine sulla via; al primo piano due-tre alloggi, al secondo altri due alloggi (le dimensioni sono intorno ai 220 mq). C'è anche una suggestiva altana interna con vista sul cortile. «La configurazione del palazzo - dice l'ing. Ragni - non si prestava a frazionamenti spinti». Le abitazioni del primo piano avranno l'ingresso in via Marsala, quelle del secondo in via Capriolo; in via Francesco Lana ci sarà l'accesso per le auto.
Un pezzo di cuore cittadino, dunque, sta per essere sistemato. Un fatto positivo. Tuttavia, in generale, l'ing. Ragni non è ottimista: «In questa situazione di crisi economica il declino del centro è destinato a durare e ad ampliarsi. Perché una giovane coppia dovrebbe decidere di stabilirsi qui? Del resto, fare interventi di edilizia in centro è difficile e costoso: burocrazia, aspetti tecnici, autorizzazioni, oneri...». Certo, «l'avvio di operazioni come il riuso della caserma Randaccio al servizio dell'Università, sarebbero un bello stimolo per dare una svolta». Sarebbero, appunto. Ma non bisogna disperare: «La zona intorno a corso Garibaldi, così multietnica, mi sembra stia migliorando grazie anche alle attività di stranieri ben integrati».
Enrico Mirani
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