Via libera del Senato al ddl sull'Autonomia differenziata, esultano i bresciani in maggioranza

Soddisfazione per il voto da parte di Borghesi, Maffoni e Paroli. Bazoli (Pd): «Divari tra territori», Gelmini vota a favore
In Senato è stato approvato il Ddl sull'Autonomia differenziata - Foto Ansa/Fabio Frustaci © www.giornaledibrescia.it
In Senato è stato approvato il Ddl sull'Autonomia differenziata - Foto Ansa/Fabio Frustaci © www.giornaledibrescia.it
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Il voto in Senato che ha dato il via libera all’autonomia differenziata ha coinvolto anche i cinque senatori bresciani. L’unica sorpresa, anche se ridimensionata dalla dichiarazione di voto, è arrivata da Mariastella Gelmini, che ha votato a favore del provvedimento nonostante il gruppo di Azione avesse deciso di astenersi. «Avendo avuto responsabilità di governo su questo tema, penso che non si possa cambiare idea a seconda che si vestano i panni della maggioranza o dell’opposizione - ha precisato in Aula la senatrice -. Da ministro del governo Draghi ho scelto la strada della legge quadro, confermata poi dal ministro Calderoli, e mi sono battuta per disciplinare e garantire i Lep: oggi il mio voto non può che essere a favore». Una decisione presa con consapevolezza e coerenza, senza rotture con il partito e con il segretario: «Sapevo che Azione si sarebbe astenuta, ma avevo preventivamente comunicato a Carlo Calenda la mia volontà di votare a favore, in continuità con il lavoro svolto durante l’esecutivo Draghi».

La soddisfazione della maggioranza

Soddisfazione è arrivata logicamente dalla maggioranza, che con questa approvazione spera di arrivare nel minor tempo possibile ad una legge sull’autonomia. Il leghista Stefano Borghesi ha precisato come «le regioni che decidono di non prendere parte al processo non avranno alcuna ripercussione, né in termini di diritti né in termini di trasferimenti di risorse, in quanto i principi di solidarietà e perequazione non vengono meno». Borghesi ha poi confermato che nessuna regione si vedrà assegnare minori risorse economiche, sottolineando l’opportunità che l’autonomia differenziata rappresenta per l’Italia intera.

Un voto favorevole è arrivato anche da Gianpietro Maffoni di Fratelli d’Italia, attento nell’evidenziare i diritti dei vari territori nazionali. «Si introduce una forma di regionalismo competitivo che possa garantire progetti e risorse a quelle regioni che riescono efficientemente ad assicurarne l’attuazione al pari o meglio dello Stato, in attuazione del principio di sussidiarietà - ha dichiarato -: è un miglioramento importante, in grado di combattere gli enormi divari esistenti».

Più moderato, invece, il forzista Adriano Paroli che giudica il provvedimento come una sfida. «Alcune funzioni decentrare e portare sul territorio possono costare meno rispetto alla gestione dello Stato - ha spiegato -: si possono evitare spese inutili e la vera scommessa è quella di efficientare il sistema. Ci sarà una distribuzione di risorse a seconda dei bisogni, sempre con la visione di evitare gli sprechi». Paroli conferma poi la volontà di dare una svolta ad un sistema in difficoltà: «Attualmente alcune regioni non riescono ad avere servizi adeguati: intraprendiamo questo percorso con la consapevolezza che si possono fare correttivi e interventi mirati».

Contro il disegno di legge

In Aula il Pd ha protestato animatamente contro il disegno di legge. Una critica confermata anche dal senatore Alfredo Bazoli: «Questa riforma dimentica i Comuni e le autonomie locali e consente invece l’attribuzione di ulteriori poteri e funzioni alle regioni in quasi ogni materia, e in assenza di principi perequativi e di un adeguato finanziamento dei livelli essenziali delle prestazioni. È la premessa per una divaricazione ulteriore e irrimediabile tra i territori italiani, per una spaccatura che, insieme all’unità del paese, assesterà un colpo pesante anche alla sua competitività economica». E su un possibile referendum? «Vedremo se e quando questa riforma sarà approvata definitivamente». 

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